Pietro Castellitto shock: “Il Me Too è un monumento all’ipocrisia”

L'attore e regista Pietro Castellitto ha espresso parole molto forti nei confronti del movimento femminista.

È una delle nuove leve del cinema italiano. Pietro Castellitto, figlio dell’attore Sergio Castellitto e della scrittrice Margaret Mazzantini, negli ultimi anni si è fatto conoscere dal grande pubblico. Dopo aver esordito sul grande schermo grazie a suo padre – con il quale ha collaborato altre due volte – nel 2004 in Non ti muovere, nel 2020 Pietro Castellitto ha esordito come regista e sceneggiatore con il “suo” I predatori, con il quale ha vinto il Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura al Festival del Cinema di Venezia 2020. Vestire i panni dell’ex capitano della Roma Francesco Totti nella miniserie Speravo de morì prima è stata la ciliegina sulla torta. Insomma, la sua è un carriera in forte ascesa ma alcune sue recenti dichiarazioni non sono per niente piaciute all’opinione pubblica.

Pietro Castellitto e le sue dichiarazioni shock sul movimento Me Too

Durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’attore e regista romano si è lasciato andare ad alcune parole poche edificanti verso il Me Too che hanno subito suscitato molto clamore nel mondo dei social. Per chi non lo sapesse, il Me Too è un movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne fondato subito dopo le scioccanti accuse di violenza sessuali contro il produttore cinematografico di Hollywood, Harvey Weinstein. Alla domanda se oggi si considera più attore o regista, Pietro Castellitto ha risposto così:

Più autore. Recitare è una vacanza, arrivi a progetto già costruito, mi piace quando il personaggio ha un suo passato, anche se non c’è nel film, perché comprendi altre cose. Per fare l’attore devi saper dire le bugie e fare gli scherzi. Se non scherzi più, il tuo percorso è stato sacrificato alle consuetudini e al perbenismo dominante.

Poi l’affondo sul movimento Me Too e sullo scandalo che ha riguardato Kevin Spacey:

Negli Anni ‘20 Al Capone faceva soldi gestendo alcol e droga, oggi li fai perpetuando il bene. Penso ai milioni incassati dagli studi legali attraverso il monumento all’ipocrisia del MeToo, battaglia sacrosanta, ma se Kevin Spacey mi mette la mano sulla coscia gliela sposto, non gli rovino la vita chiedendo pure soldi: io vedo la volontà di potenza che sfrutta questa crociata morale per ingrassarsi, sto parlando come amante di Nietzsche che studiai a Filosofia.