L’avete riconosciuto? Il suo talento è una dote di famiglia, ha avuto una particolare passione per le api e il suo Capitan America è arrivato agli Oscar
Agli Academy Awards finì due volte in nomination: una per la migliore sceneggiatura e una come miglior attore.
Fu lungamente associato alla controcultura di Hollywood
Alla metà degli anni Sessanta era già un’icona anticonformista di Hollywood. Come riferiva la stampa di allora, prendeva spesso decisioni controcorrente. Mostrò una spiccata natura ribelle e si fece crescere i capelli lunghi, perdendo opportunità lavorative. Non che Peter Henry Fonda abbia avuto una carriera di secondo piano, anzi. Onorò il pesante cognome che portava, figlio di Henry e fratello di Jane (nonché padre di Bridget), ognuno di essi a loro volta attori.
Peter Fonda nacque a New York il 23 febbraio 1940 a New York. Studiò recitazione ad Omaha, in Nebraska, e nel prestigioso teatro Playhouse, dove debuttarono star quali papà Henry e Marlon Brando, ebbe il battesimo di fuoco con la commedia Harvey.
Si trasferì a Hollywood per entrare nell’industria del cinema e calcò il set a partire dal 1963, mediante un ruolo da co-protagonista ne Il sole nella stanza. L’intensità della performance colpì Robert Rossen, il quale lo diresse in Lilith – La dea dell’amore. Rossen aveva previsto un interprete ebreo nel ruolo di Stephen Evshevsky, ma Fonda (di origini olandesi) la spuntò ugualmente sugli altri candidati, indossando gli occhiali del regista in modo da spazzare via qualsiasi perplessità.
Strappò, quindi, ingaggi degni di nota ne I vincitori e in Giovani amanti. Man mano cominciò ad assumere una posizione di rilievo nella controcultura del periodo. Il primo personaggio del genere affidatogli fu quello di Heavenly Blues, il protagonista del lungometraggio I selvaggi.
Fu candidato all’Oscar alla miglior sceneggiatura originale (scritta a quattro mani con Dennis Hopper) per Easy Rider – Libertà e paura, da lui prodotto nel 1969 e in cui recitò anche. Da attore conquistò una nomination per L’oro di Ulisse, rilasciato nelle sale verso fine secolo.
Morì il 16 agosto 2019 a Los Angeles, all’età di 79 anni, colpito da un’insufficienza respiratoria, provocata da un tumore ai polmoni contro cui combatteva da tempo.
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