Paul Newman e quell’iconico discorso su Robert Redford: “Nemmeno sotto minaccia potrei raccomandarlo”
Dopo la scomparsa di Robert Redford, il ricordo corre inevitabilmente a una delle amicizie più iconiche di Hollywood: quella con Paul Newman
Dopo la scomparsa di Robert Redford, il ricordo corre inevitabilmente a una delle coppie più iconiche della storia di Hollywood: quella formata con Paul Newman. Non solo colleghi sul set, ma amici veri, complici, fratelli di vita. Il loro legame andava ben oltre la macchina da presa, unito da reciproca stima, affetto sincero e – cosa che il pubblico amava – da un umorismo irresistibile.

Un esempio perfetto è il celebre discorso di Redford in omaggio all’amico, diventato ormai leggendario. L’attore raccontò con tono scherzoso la volta in cui, giovane e squattrinato, cercava un appartamento a New York e chiese a Newman di scrivergli una lettera di raccomandazione. La risposta dell’amico lasciò tutti in sala piegati dalle risate: “A chi può interessare: il signor Robert Redford mi deve 120 dollari da oltre tre anni. Non accetterà il suo obbligo nemmeno sotto minaccia di perdere amicizia, onore o lealtà. In coscienza, non posso raccomandarlo per nulla.” Il pubblico rise a crepapelle, Newman compreso, divertito dalla cattiveria bonaria che solo una grande amicizia può permettersi.
Il loro sodalizio artistico cominciò con Butch Cassidy (1969), il film che li consacrò come una delle coppie più amate del cinema americano. Quattro anni dopo tornarono insieme ne La stangata (1973), che confermò l’alchimia unica tra i due e li rese immortali nella memoria collettiva. Fuori dal set, Redford e Newman rimasero inseparabili fino alla morte di quest’ultimo nel 2008. Redford ha più volte dichiarato di rimpiangere di non aver girato un terzo film insieme, ma ha sempre parlato del loro legame come di una delle esperienze più preziose della sua vita: “La mia vita, e persino l’America, sono migliorate grazie alla sua presenza.”
In un mondo come Hollywood, dove i rapporti spesso si consumano alla stessa velocità di un ciak, quello tra Redford e Newman rimane un raro esempio di autentico cameratismo.
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