Paramount contro Film Workers for Palestine: “Non concordiamo”

Paramount attacca Film Workers for Palestine e la loro richiesta di bloccare i rapporti con l'industria cinematografica israeliana

Sono ormai migliaia i lavoratori del cinema sparsi in tutto il mondo che hanno firmato la lettera aperta di Film Workers for Palestine. Il collettivo, composto da fior fior di attori, attrici, registi, registe, sceneggiatori e tante altre maestranze dell’industria cinematografica, ha richiesto a piena voce di tagliare ogni rapporto con la filiera cinematografica israeliana, in risposta al genocidio del popolo palestinese che Israele sta perpetrando ormai da anni. Gli artisti e i creativi, fra cui spiccano alcune delle più grandi star di Hollywood, che si sono uniti a questo collettivo sono decisamente troppi per essere elencati, ma il loro fragoroso grido sta raccogliendo una calorosa accoglienza, soprattutto da parte degli spettatori. Ma c’è chi non è d’accordo, tra cui Paramount.

Paramount si scaglia contro Film Workers for Palestine e la loro richiesta di bloccare ogni rapporto con l’industria cinematografica israeliana

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Paramount non è certo scevra di polemiche e di controversie, in particolar modo in quest’ultimo periodo. Basti pensare, per esempio, ai 16 milioni di dollari che la casa di produzione ha pagato, intestati al presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, per risolvere una causa legale riguardante un’intervista con Kamala Harris (manovra definita da alcuni come una vera e propria estorsione). A essi sono poi seguiti una criticata fusione con Skydance, la cancellazione del The Late Show with Stephen Colbert (figura considerata scomoda agli occhi del tycoon) e l’ambigua gestione di South Park, uno degli show più politicamente scorretti della storia della televisione. A queste, si aggiunge ora una dichiarazione volta ad attaccare l’attività di Film Workers for Palestine.

Non siamo d’accordo con i recenti sforzi volti a boicottare l’industria cinematografica israeliana“, recita così il comunicato rilasciato da Paramount. “Silenziare artisti e creativi in base alla loro nazionalità non promuove una migliore comprensione o un avanzamento per la causa della pace. L’industria dello spettacolo globale dovrebbe incoraggiare gli artisti a raccontare le loro storie e a condividere le loro idee con il pubblico di tutto il mondo. Abbiamo bisogno di più impegno e comunicazione – non di meno.

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Fonte: Deadline