È morto Paolo Bonacelli. Il grande interprete aveva 88 anni
La sua filmografia supera i cento titoli: un patrimonio artistico che attraversa sessant’anni di storia italiana, tra cinema, teatro e televisione.
È morto a Roma, all’età di 88 anni, Paolo Bonacelli, uno degli attori più intensi, rigorosi e imprevedibili del teatro e del cinema italiani. Una carriera lunga oltre sessant’anni, segnata da un talento inquieto e da una presenza scenica capace di trasformare ogni ruolo, anche il più piccolo, in un frammento di memoria collettiva.
Nato a Civita Castellana il 28 febbraio 1937 e diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, Bonacelli fu scoperto da Vittorio Gassman, che lo volle nel 1962 per Questa sera si recita a soggetto con il Teatro Popolare Italiano. Da allora, quel giovane attore dalla voce inconfondibile e dallo sguardo febbrile divenne uno dei volti più ricercati della scena italiana, capace di muoversi con naturalezza tra palcoscenico e set cinematografico.

Sul grande schermo, Bonacelli si impose con il ruolo disturbante e memorabile nel Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini, film che resta una ferita aperta e profetica nel cinema del Novecento. Ma il suo talento non si fermò al dramma: seppe passare con disinvoltura alla commedia, regalando al pubblico personaggi indimenticabili come l’avvocato di Johnny Stecchino accanto a Roberto Benigni o l’assurdo compagno di viaggio in Non ci resta che piangere.
Negli anni, ha lavorato con i più grandi maestri: Francesco Rosi (in Cristo si è fermato a Eboli), Lina Wertmüller, Liliana Cavani (accanto a Mickey Rourke in Francesco), Ettore Scola, Carlo Montaldo, Marco Bellocchio, Michelangelo Antonioni e persino Roberto Rossellini. Nonostante il suo legame con il cinema d’autore, non disdegnò mai quello popolare: lo si ricorda anche in Rimini Rimini, Io speriamo che me la cavo e in numerose commedie italiane degli anni Ottanta e Novanta.
In televisione, Bonacelli è stato una presenza costante, da I racconti di Padre Brown con Renato Rascel ai Promessi sposi di Salvatore Nocita, collaborando con registi come Daniele D’Anza, Sandro Bolchi, Damiano Damiani e Carlo Lizzani. Negli ultimi anni aveva ridotto le apparizioni, ma non aveva mai smesso di essere un riferimento per le nuove generazioni di attori, un esempio di dedizione assoluta alla verità del testo e alla dignità del mestiere.
La sua filmografia supera i cento titoli: un patrimonio artistico che attraversa sessant’anni di storia italiana, tra cinema, teatro e televisione. Con la morte di Paolo Bonacelli, se ne va una delle ultime voci di un’epoca in cui la recitazione era ancora un atto di cultura, disciplina e poesia.