Orlando Bloom prova a ripulire il sangue dalle microplastiche ma il parere della scienza sembra contraddirlo

L'attore Orlando Bloom ha deciso di "purificare" il suo sangue dalle microplastiche con un trattamento non del tutto approvato dalla scienza.

Orlando Bloom dice no alle microplastiche. L’attore britannico, fresco di separazione con la popstar Katy Perry, ha scelto di ricorrere all’aferesi, una procedura medica in cui il sangue viene prelevato, centrifugato o filtrato per rimuovere alcune componenti, e poi reinfuso, nel tentativo di eliminare le particelle di plastica di piccole dimensioni ma anche altre tossine. Una scelta, quella della star di Pirati dei Caraibi, che ha sorpreso e non poco i fan ma che ha attirato i pareri negativi di alcuni scienziati.

Orlando Bloom ricorre all’aferesi per “purificare” il suo sangue: la procedura medica funziona davvero?

Sebbene la presenza di microplastiche nel sangue, sempre più accertata in tantissimi studi clinici, sia motivo di forte preoccupazione, gli esperti del settore non sono del tutto favorevoli all’aferesi. Così come accade per la dialisi, la procedura prevede il passaggio del sangue in tubi e filtri di plastica prima della reinfusione. Ciò, pertanto, comporterebbe una maggiore esposizione all’introduzione di microplastiche. “Abbiamo esaminato questo problema nel contesto della dialisi, un trattamento salvavita per i pazienti con insufficienza renale. Pur essendo un pilastro della medicina, può introdurre microplastiche nel flusso sanguigno. In alcuni casi, abbiamo scoperto che i pazienti sottoposti a dialisi sono esposti a microplastiche durante il trattamento, a causa del rilascio di particelle dalle componenti in plastica delle apparecchiature“, hanno spiegato Rosa Busquets e Luiza Campos, co-autrice e autrice principale di un’ indagine in merito.

Le due ricercatrici hanno sottolineato, quindi, che l’aferesi, procedura scelta dall’attore Orlando Bloom, “non è scientificamente provato”. “Tubi, membrane, filtri e e altri componenti in plastica sono esposti a pressione costante e a un uso ripetuto. A differenza dell’acciaio inossidabile, questi materiali possono degradarsi nel tempo, liberando microplastiche che finiscono direttamente nel flusso sanguigno. Attualmente, non esistono prove scientifiche pubblicate che dimostrino che le microplastiche possano essere efficacemente filtrate dal sangue umano. Pertanto, le affermazioni secondo cui la dialisi o altri trattamenti possano rimuoverle sollevano dubbi, con il rischio implicito che i materiali plastici utilizzati contribuiscano alla stessa contaminazione che si cerca di evitare”, hanno aggiunto Rosa Busquets e Luiza Campos.