Oppenheimer: chi era davvero Jean Tatlock? La tragica storia dell’amore più vero dello scienziato

Anche lei sembrava avere una vita radiosa davanti, ma la sua fine fu tragica.

Uno dei temi centrali di Oppenheimer, il film campione d’incassi uscito pochi giorni fa nei cinema italiani, è il rapporto che il padre della bomba atomica ha con Jean Tatlock. Le tre ore del lungometraggio permettono di avere un’idea su quanto fosse speciale il loro legame, ma non bastano per comprendere chi era in fondo la donna.

Ne parla in un capitolo della biografia American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer. In un passaggio vengono riportate le parole proferite da Robert Serber, amico fidato dello scienziato, secondo cui era Jean l’amore più vero di Robert. L’amava più di ogni altra donna. Nello stesso libro viene descritta come una donna formosa dai tratti tipici di una principessa irlandese d’altri tempi.

Chi era Jean Tatlock, il grande amore di Oppenheimer

Chi era Jean Tatlock grande amore Oppenheimer - Cinematographe.it

A sua volta, Jean Tatlock (interpreta da Florence Pugh nel lungometraggio) era parecchio istruita, avendo frequentato alcuni dei più prestigiosi istituti, compreso il Vassar. Nel momento di incontrare Oppenheimer, era iscritta alla Stanford Medical School e un membro del Partito Comunista, nonché scrittrice e giornalista per il quotidiano Western Worker. Ufficialmente svolgeva la professione di psichiatra, tuttavia l’FBI aveva il sospetto che si trattasse di una spia. In un messaggio spedito ai collaboratori, l’allora leader del Federal Bureau, J. Edgar Hoover, evidenziava i sospetti provati circa un suo doppio gioco, mai confermati.

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Di Oppenheimer ne divenne l’amante, in seguito all’incontro tra costui e Kitty nell’agosto del 1939. Si vedevano due volte l’anno perché era troppo forte l’unione per dargli un taglio netto. Sebbene pareva avesse davanti a sé una carriera altrettanto brillante, il corpo di Jean Tatlock venne trovato privo di vita nella vasca di bagno il 4 gennaio 1944. La lettera posta vicina fece subito pensare a un gesto suicida (soffriva di depressione e, raccontò un’amica, faticava ad accettare di essere attratta dalle donne). Ma il cloralio idrato rinvenuto nel suo corpo ha sempre lasciato il dubbio che in realtà fosse stata assassinata.

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