Nicolas Sarkozy verso il carcere mano nella mano con Carla Bruni: l’ex Presidente deve scontare 5 anni per associazione a delinquere

L'ex presidente francese affronta il giorno più amaro.

Alle prime luci del mattino Parigi si è svegliata con un’immagine destinata a restare: Nicolas Sarkozy che varca il portone di ferro della prigione della Santé. Dopo una breve stretta di mano alla moglie, Carla Bruno, il cancello si è chiuso alle sue spalle. A settant’anni, l’ex capo dell’Eliseo diventa il primo presidente della Repubblica francese a conoscere il carcere non come luogo simbolico, ma reale. Dalle finestre, alcuni detenuti lo hanno riconosciuto e hanno iniziato a gridare il suo nome, un misto di scherno e solidarietà che ha rotto il silenzio del cortile.

Carla Bruno accompagna Nicolas Sarkozy in Francia

Carla Bruni accompagna mano nella mano Nicolas Sarkozy in carcere - Cinematographe.it

Lungo la strada da Villa Montmorency, dove vive con Carla Bruni, fino al carcere, decine di sostenitori lo hanno accompagnato tra cori, bandiere e una Marsigliese improvvisata. Mano nella mano con la consorte, Sarkozy ha salutato uno a uno i presenti, ha stretto mani, abbracciato amici, poi è salito in auto con l’avvocato Christophe Ingrain. Poco prima aveva affidato ai social un messaggio duro: “Non incarcerano un ex presidente, ma un innocente. È un calvario che dura da dieci anni. La Francia si umilia in nome dell’odio e della vendetta”.

A fianco dell’ex capo dello Stato, la famiglia. La figlia Giulia, 14 anni, ha scritto su Instagram: “Oggi un uomo innocente viene incarcerato. Prego per la Francia, per chi non sa di portare la colpa di questo errore”. Il fratello Guillaume, intervistato da BFM TV, ha aggiunto: “Sono fiero di lui. Resistenza e testa alta”.

Gli avvocati Jean-Michel Darrois e Ingrain hanno depositato immediatamente la richiesta di scarcerazione, sostenendo che non esiste rischio di fuga né di inquinamento delle prove. Le procedure potrebbero richiedere circa un mese, ma la decisione finale spetta alla corte d’appello di Parigi.

La condanna, motivata dalla “gravità eccezionale dei fatti”, riguarda presunti contatti avviati nel 2007 da membri del suo entourage, Claude Guéant e Brice Hortefeux, con emissari del regime di Muammar Gheddafi. Non ci sarebbero prove dirette di versamenti, ma la corte parla di “movimenti finanziari riconducibili alla Libia”.

Sarkozy si proclama vittima di un accanimento giudiziario e promette battaglia. “Volevano farmi scomparire, ma mi stanno facendo rinascere”, ha detto a Le Figaro.

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