Matilda De Angelis alla Festa del Cinema di Roma: “Non essere credute alimenta la violenza sulle donne”
Matilda De Angelis è ospite della Festa del Cinema di Roma con La Lezione, film diretto da Stefano Mordini
Matilda De Angelis, ospite della Festa del Cinema di Roma con La Lezione di Stefano Mordini, ha parlato all’Adnkronos di uno dei nodi più dolorosi della violenza di genere: la solitudine delle vittime. “Sicuramente la mancanza di protezione istituzionale ha un peso. L’idea di non essere credute, di non essere viste, di essere abbandonate – che è proprio l’obiettivo delle persone violente e manipolatrici – è centrale nel perpetuare la violenza”, ha spiegato l’attrice.
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De Angelis ha descritto il meccanismo psicologico e sociale che spesso accompagna chi subisce abusi: “Gli stalker mirano a isolare la vittima, allontanandola dai propri affetti, fino a farle dubitare della realtà stessa. Quando ti tolgono ogni base d’appoggio, cadere è inevitabile. Restare in piedi richiede una forza superiore”.
L’attrice, che tornerà alla kermesse anche venerdì con Dracula di Luc Besson, ha poi sottolineato come la mancanza di ascolto non arrivi solo dalle istituzioni: “Nelle cronache vediamo come queste situazioni vengano sottovalutate anche dai familiari, dagli amici, dalle persone più vicine alla vittima. A volte si instaurano dinamiche di vergogna, spesso si ha paura di parlare di certe cose”.
Nel film La Lezione, in uscita nelle sale il 5 marzo 2026 con Vision Distribution, Matilda De Angelis interpreta Elisabetta, una brillante avvocatessa di Trieste che, dopo aver difeso un professore universitario accusato di violenza sessuale, viene contattata dallo stesso uomo per una nuova causa contro l’università.
Ma la vita della protagonista si incrina quando il passato bussa alla porta: presenze ambigue, segnali inquietanti e un senso crescente di minaccia le fanno temere che il suo ex compagno, violento e ossessivo, sia tornato a perseguitarla.
Basato sull’omonimo romanzo di Marco Franzoso (Mondadori), il film di Mordini gioca sul filo sottile tra paranoia e realtà, e porta in scena una riflessione potente sul senso di colpa, sul dubbio e sulla fragilità di chi, anche dopo la giustizia, continua a sentirsi in pericolo. “Elisabetta prova a esprimere il proprio disagio – racconta De Angelis – ma viene rassicurata perché nella nostra cultura non si vuole credere che certi pericoli possano toccarci. Ma proprio questa svalutazione dei segnali è il primo passo verso il dramma.”
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