Martin Scorsese contro il pubblico: “Il cinema non è uno snack bar con schermo”

Il regista Martin Scorsese ha espresso tutta la sua frustrazione verso l’esperienza cinematografica contemporanea.

Martin Scorsese torna a far discutere, stavolta non per un film o un’inquadratura, ma per le sue parole taglienti rivolte a un certo tipo di pubblico moderno. In una conversazione con il giornalista Peter Travers, il regista di Taxi Driver e Killers of the Flower Moon ha espresso tutta la sua frustrazione verso l’esperienza cinematografica contemporanea: sale sempre più rumorose, spettatori distratti, smartphone accesi e ordinazioni continue di snack.

“Si infuria perché la gente parla al telefono, si alza per comprare cibo e tiene il volume alto mentre guarda il film”, racconta Travers. Ma non si tratta solo di fastidio personale: per Scorsese, è il segnale di un declino culturale. “Quando eravamo bambini e parlavamo al cinema, parlavamo del film. Era un modo per condividere l’esperienza. Ora è tutto rumore, disattenzione, consumo.”

“Non tutti i film sono per tutti”

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Alla domanda su chi si lamenta della durata dei suoi film – l’ultimo, Killers of the Flower Moon, supera le tre ore e mezza – Martin Scorsese ha risposto con pacata fermezza: “Non tutti i film sono per tutti. Come non lo sono i romanzi o i quadri. Questo è il tempo che mi sembrava giusto. L’ho sentito dentro”. Tuttavia, il regista ammette di non guardare i propri film in sale pubbliche: “La gente parla e si muove troppo. E poi, sono basso: c’è sempre qualcuno di grosso davanti a me”. Una battuta amara, che si accompagna a un elogio dell’IMAX, “dove puoi sederti in fondo e guardare in alto, senza essere disturbato”.

Il suo prossimo progetto, previsto per il 2026, sarà un adattamento del libro A Life of Jesus di Shūsaku Endō, un’opera spirituale incentrata sull’etica e gli insegnamenti di Gesù. Scorsese promette che questa volta “sarà breve: solo 80 minuti”. Una concessione ironica, forse, ma anche un invito implicito: se la soglia d’attenzione è così bassa, allora forse serve uno Scorsese più conciso, ma non meno profondo.

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