Lars von Trier, annunciati nuovi progetti dopo la diagnosi di Parkinson

Lars Von Trier non si è fermato dopo la diagnosi di Parkinson, anzi. Sta lavorando a nuovi progetti, e sono tutt’altro che modesti.

“Come tutti sapete, a Lars von Trier è stato diagnosticato il morbo di Parkinson. L’ho incontrato la scorsa settimana e, nonostante tutto, era di ottimo umore“. Con queste parole, Louise Vesth – storica produttrice di Zentropa – ha aperto la conferenza stampa al Festival del Cinema Europeo di Lecce, dove il regista danese è stato celebrato con un omaggio curato da Massimo Causo. Ed è stata proprio lei ad annunciare ciò che in molti aspettavano: Von Trier non si è fermato, anzi. Sta lavorando a nuovi progetti, e sono tutt’altro che modesti.

Il primo si chiama After ed è, con ogni probabilità, l’ultimo grande lavoro del cineasta. “Non riesce più a lavorare tutto il giorno come una volta, ma il progetto è vivo, in movimento continuo“, ha raccontato Vesth. E già qui si intravede il tratto dell’autore che conosciamo: rigoroso, instancabile, mai disposto a lasciarsi definire dalla malattia.

Leggi anche Lars von Trier sui social cerca una fidanzata: “Ho il Parkinson e ancora qualche film decente”

Lars von Trier cinematographe.it

Ma la sorpresa più grande arriva subito dopo: Zentropa sta pianificando un’opera monumentale, un’enciclopedia del cinema e dell’arte composta da cento episodi. “Lars vuole mettere a disposizione del pubblico tutto ciò che ha imparato – ha spiegato la produttrice –. Sarà un viaggio vastissimo nel suo universo creativo, tra materiali d’archivio e riflessioni che ha accumulato in decenni di lavoro”. Un progetto che sa di testamento artistico, ma anche di generosità: un maestro che, guardando indietro, decide di condividere il suo bagaglio senza filtri.

Vesth ha poi descritto il metodo vontrieriano, che dopotutto è sempre stato una combinazione di disciplina ferrea e libertà assoluta: “Lavorare con lui è semplice. Non ha paura dei limiti, né delle regole, e trova sempre una strada alternativa. Sa perfettamente ciò che vuole. Il mio ruolo è solo spianargli la strada, così che possa esercitare in pieno la sua libertà artistica e politica”. Un approccio che appartiene a un’altra epoca, quasi: quella dei registi che si lasciavano guidare dalla visione e non dal mercato.

A chiudere l’omaggio, il messaggio scritto da Von Trier, letto dalla produttrice. Il regista ha ringraziato il Festival per il premio e ha spiegato il suo celebre rifiuto di guardare film contemporanei. Ha scelto, anni fa, di non lasciarsi influenzare dalle nuove produzioni, preferendo rivolgersi ai classici. Per raccontarlo, si affida a una metafora: quella di un esploratore che deve mappare un’isola seguendo una linea retta, senza deviazioni. Ogni distrazione lo allontanerebbe dall’obiettivo. Così lui, per proteggere la propria “bussola creativa”, ha evitato tutto ciò che potesse alterarne il corso. Con qualche peccato di gola, ammette, perché qualche film recente è comunque riuscito a guardarlo. Ma la disciplina è rimasta. “Ricevere questo premio – scrive – mi rende felice e mi fa sperare di non aver del tutto fallito nel mio lungo viaggio.”