La TV nel pozzo: trama e testimonianze del doc sulla tragedia di Vermicino
La TV nel pozzo, ecco cosa c'è da sapere su questo documentario che racconta un tragedia storica!
Nel giugno del 1981, l’Italia visse uno dei suoi traumi collettivi più profondi e mediatamente esposti: il piccolo Alfredo Rampi, sei anni appena, cadde in un pozzo artesiano a Vermicino, alle porte di Roma. Quello che avrebbe potuto essere un incidente relegato alla cronaca locale si trasformò in una diretta televisiva lunga diciotto ore, seguita da oltre venti milioni di spettatori, in un’epoca in cui il concetto stesso di diretta era ancora acerbo e la televisione pubblica non aveva mai affrontato nulla di simile. Quel momento, in cui la morte e l’angoscia entrarono letteralmente nelle case degli italiani, è diventato il punto di partenza per il documentario La TV nel pozzo, diretto da Andrea Porporati e trasmesso su Rai 2 il 13 giugno 2025. Il film non si limita a ricostruire la tragedia, ma riflette sul ruolo decisivo che ebbero le immagini, la narrazione televisiva, e l’emotività collettiva amplificata dallo schermo.
La trama del documentario

Il documentario ripercorre, con intensità e lucidità, l’intera vicenda: la caduta nel pozzo, la mobilitazione dei soccorritori, la presenza del Presidente Pertini, l’arrivo dei media, e poi l’assedio delle telecamere. Ma ciò che interessa davvero a Porporati non è solo la sequenza dei fatti: La TV nel pozzo indaga come la tragedia divenne racconto, e come quel racconto segnò l’inizio di una nuova stagione della televisione italiana, quella in cui il dolore entra nello spettacolo. La voce narrante di Fabrizio Gifuni guida lo spettatore con misura e profondità, aiutandolo a rimettere in ordine le emozioni e a osservare da lontano un momento che, per molti, è ancora troppo vicino. I materiali d’archivio si alternano alle ricostruzioni e alle testimonianze, componendo un quadro emotivo e analitico insieme, che restituisce la complessità di un evento che fu allo stesso tempo tragedia, spettacolo e rito collettivo.
Dove vedere il trailer
Sebbene non sia stato diffuso un trailer ufficiale completo, alcune anticipazioni del documentario sono state pubblicate online, in particolare sui canali social Rai e su RaiPlay, dove il film è disponibile integralmente in streaming. Le clip promozionali si distinguono per uno stile sobrio, essenziale, quasi raccolto: immagini d’epoca, sguardi commossi, il bianco e nero della memoria, la voce fuori campo che evoca anziché spiegare. Nessun sensazionalismo, ma una tensione emotiva forte e composta, capace di riportare lo spettatore dentro a quell’Italia ferita e incredula.
Cast e testimonianze
A dare corpo e voce al documentario sono numerosi protagonisti reali di quella vicenda. I giornalisti che seguirono in prima linea i fatti, come Piero Badaloni, Pierluigi Camilli, Andrea Melodia e Massimo Lugli, offrono testimonianze cariche di tensione ma anche di consapevolezza. Il loro sguardo è insieme partecipe e riflessivo, segnato dall’esperienza di chi ha visto da vicino nascere un nuovo modo di fare informazione. Accanto a loro, gli psicologi Daniele Biondo e Rita Di Iorio della Fondazione Alfredo Rampi analizzano l’impatto collettivo del trauma, sia sulla famiglia sia sul pubblico. Ma il documentario non si ferma alla cronaca: ci sono anche voci artistiche e culturali, come quella del cantante Francesco Bianconi e degli scrittori Giuseppe Genna e Marco Pontecorvo, che ragionano sull’eredità immateriale della vicenda. Alfredino non è solo un bambino caduto in un pozzo: è divenuto un simbolo, una figura dell’infanzia spezzata, un segno nel paesaggio emotivo e narrativo del Paese.
La TV nel pozzo non giudica, ma interroga. Senza retorica, il documentario chiede allo spettatore di guardarsi dentro e di domandarsi perché abbiamo assistito per ore a un evento del genere, perché la sofferenza altrui, una volta messa in scena, diventa materia che consumiamo. È anche per questo che l’opera di Porporati colpisce così profondamente: non solo ci riporta in un tempo preciso, ma ci costringe a chiederci cosa abbiamo ereditato da quel tempo. Oggi che il dolore è diventato merce visiva, oggi che la diretta è ovunque e l’intimità è un contenuto, La TV nel pozzo ci mostra da dove è cominciato tutto. E ci invita, forse per la prima volta, a guardarci non dentro il pozzo, ma nello specchio.