Keanu Reeves: “Finché riesco a pagare le bollette, non penso ai soldi”

La filosofia zen di un'icona che non invecchia mai

C’è qualcosa di profondamente consolante in Keanu Reeves. Mentre Hollywood corre dietro ai franchise, ai record d’incassi e ai botox digitali, lui resta lì: silenzioso, gentile, coerente. Un uomo che a 61 anni continua a comportarsi come nel 1999, quando Matrix lo trasformò nel messia cyberpunk delle sorelle Wachowski e, insieme, nel volto più amato e misterioso del cinema d’azione moderno.

Eppure, già allora, il “prescelto” aveva capito una cosa semplice: il successo è un mezzo, non un fine. “Mi piace lavorare come attore. Non è l’unica cosa che voglio fare nella vita, ma penso che sia il lavoro migliore”, dichiarava quell’estate. “Certo, il successo e la fama hanno i loro lati negativi. Ma finché riesco a pagare le bollette, preferisco non pensare a cose come i soldi o il successo.”

Detto da chi, pochi mesi dopo, avrebbe cambiato per sempre la fantascienza con un cappotto di pelle e un paio di occhiali neri, suona quasi paradossale. Ma Keanu è sempre stato così: un uomo fuori dal tempo e fuori dagli schemi. Ha rinunciato a milioni di dollari per lavorare con Gene Hackman, ha devoluto parte dei suoi compensi ai team tecnici dei film che lo hanno reso famoso e, quando gli chiedono del suo patrimonio, di solito cambia argomento con un sorriso schivo.

Nato a Beirut, cresciuto tra il Canada e i set più disparati, Reeves è diventato con gli anni una leggenda non solo per i suoi ruoli — da Speed a John Wick — ma per l’atteggiamento quasi monastico con cui li affronta. Nessun capriccio, nessuna posa da divo, solo una calma disarmante e un rispetto raro per chi lavora con lui. “Mi piace lavorare con persone fantastiche: dal tecnico delle luci al regista”, diceva nel ’99. E a giudicare dalle testimonianze dei colleghi, non era una frase di circostanza.

Oggi, dopo aver riscritto il cinema d’azione con la saga di John Wickche potrebbe presto avere un nuovo capitolo — Keanu Reeves è ancora lì, a ricordarci che il successo, quando non ti cambia, è forse la forma più pura di libertà. In fondo, non serve molto: un film, qualche buona persona intorno e, naturalmente, le bollette pagate.

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