Kate Beckinsale denuncia i produttori di Canary Black: “condizioni rischiose e pericolose sul set”

Quando l’azione sul set smette di essere finzione e diventa un rischio reale.

Una cosa è recitare in un film d’azione. Un’altra è finire all’ospedale, rotta dentro e fuori, perché chi dovrebbe presta scarsa attenzione. Kate Beckinsale non ci sta. A 51 anni, ha deciso di passare all’attacco. Il 21 maggio ha presentato un esposto alla Corte Superiore di Los Angeles contro Anton Entertainment e il produttore John Zois, accusandoli di negligenza, aggressione fisica e stress emotivo intenzionale.

Kate Beckinsale fa causa ai produttori di Canary Black

Kate Beckinsale denuncia i produttori di Canary Black - Cinematographe.it

La storia parte nel 2022, durante le riprese del thriller Canary Black, poi uscito su Prime Video nel 2024. Già allora Kate Beckinsale aveva pubblicato foto delle sue ginocchia distrutte, ma oggi i dettagli fanno ancora più male: turni da 15 ore, stunt improvvisati senza preavviso, zero medici sul set e attrezzature che definire “minime” è un complimento. Risultato? Lesione grave al menisco sinistro, operazione, produzione ferma per mesi, e dolore infinito.

Il problema? Quando è tornata sul set, il suo ortopedico aveva chiaramente detto: niente corse, salti, sospensioni o scene con impatto. Ma – a quanto pare – la produzione ha fatto finta di niente. Le hanno chiesto comunque di fare sequenze rischiose, mettendo in gioco una gamba già mezza distrutta.

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In un’email durissima, l’agente di Kate Beckinsale ha scritto: “Se l’obiettivo è uccidere una persona, ci state riuscendo benissimo”. Il produttore ha ammesso candidamente: “Hai ragione. Dobbiamo accorciare le giornate”. Ma, secondo la denuncia, non è cambiato nulla. Le condizioni pericolose sono continuate, con Beckinsale spinta a lavorare ogni volta oltre il limite, sempre sotto pressione.

E la parte più assurda? L’inizio di tutto è avvenuto nel 2024 sotto lo pseudonimo Jane Doe, per paura di ritorsioni. Oggi invece Kate ci mette la faccia. Non è una diva viziata che si lamenta, ma una professionista che ha rischiato la salute per un film. E adesso invoca giustizia.

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