L’avete riconosciuto? Ha vissuto ai confini della realtà, ha un grande rispetto per gli sceneggiatori e ci ha insegnato a non fidarci dell’apparenza
Il carattere forte gli ha creato non pochi problemi nell'industria del cinema.
Il mondo di Hollywood è stato fonte di gioie, ma pure di delusioni
Per gli sceneggiatori nutre un tale rispetto da esercitare spesso pressioni sulle società di produzione affinché li remuneri maggiormente e abbia così l’opportunità di coinvolgerli maggiormente nei progetti che lo riguardano. Gli effetti speciali sono un marchio di fabbrica e i film da lui diretti contengono molti riferimenti ad altri titoli. Lui chi? Joe Dante!
Nato a Morristown, nello Stato del New Jersey, il 28 novembre 1946, muove i primi passi in carriera verso la metà degli anni Settanta, quando decide di trasferirsi in quel di Los Angeles per rincorrere il proprio sogno: fare della settima arte la sua ragion di vita. La prima opera, Hollywood Boulevard, la realizza in compartecipazione con Allan Arkush.
Nel 1977, sulla scia de Lo squalo di Steven Spielberg, Roger Corman gli propone di girare Piraña: l’anno successivo, in un mese e con scarsissimi mezzi, viene accontentato e il pubblico risponde oltre le aspettative. Quindi, Joe Dante lascia la New World Pictures e comincia a dividersi tra la sceneggiatura e la regia.
Grazie a L’ululato (1981), horror sui licantropi, Steven Spielberg lo nota e gli sottopone un paio di progetti: il primo è un episodio de Ai confini della realtà, basato sull’omonima serie tv, il secondo, Gremlins, si rivelerà un successo straordinario.
Poi, però, il vento gira e incassa un flop commerciale dietro l’altro. Nemmeno Gremlins 2 – La nuova stirpe riesce a rilanciarlo e gli studios gli sbarrano le porte. Tolto Salto nel buio (1987), vincitore dell’Oscar per gli effetti speciali, la seconda metà del decennio smette di riservargli particolari soddisfazioni.
Pertanto, Joe Dante decide di abbandonare temporaneamente le scene, fino al ritorno nel 1993, contraddistinto da Matinee, omaggio ai B-Movie della sua infanzia. Nel ’98 Spielberg gli affida la direzione di Small Soldiers, che ripaga solo parzialmente le aspettative.
Da Hollywood si allontana ulteriormente, anche se il legame con il grande schermo rimane indissolubile. Invitato a diversi festival prestigiosi, nel 2009 fa parte della giuria della Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Cinque anni più avanti, presenta alla medesima kermesse, Burying the Ex, commedia horror che rappresenta il suo canto del cigno.