Jodie Foster e lo stalker che ha sparato al presidente “per conquistare il suo cuore”
Jodie Foster è una delle attrici più famose e accreditate di Hollywood. Ha iniziato la sua carriera a tre anni con diversi spot pubblicitari per poi siglare a sei anni un contratto con la Walt Disney Company, grazie anche ad alcuni importanti contatti di sua madre che allora lavorava come produttrice. L’attrice, nata a Los Angeles il 19 novembre 1962, è stata perciò una delle tante bambine prodigio di Hollywood, tant’è che nel 1972 – a soli dieci anni – debuttò sul grande schermo al fianco di Michael Douglas in Due ragazzi e un leone.
Due anni dopo, ovvero nel 1974, venne scelta da un giovanissimo Martin Scorsese per il ruolo della stravagante Audrey in Alice non abita più qui. La sua interpretazione convinse così tanto il regista che due anni dopo le offrì un ruolo totalmente diverso e molto più arduo: quella della giovane prostituta minorenne Iris in Taxi Driver. Questo ruolo le permise di ottenere la sua prima candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista e di vincere il BAFTA sempre come migliore attrice non protagonista alla tenera età di dodici anni.
Grazie al personaggio di Iris in Taxi Driver, Jodie Foster ottenne una straordinaria popolarità in tutto il mondo che le ha permesso in seguito di costruire una carriera cinematografica di tutto rispetto impreziosita da due Premi Oscar, quattro Golden Globe (tra cui uno alla carriera), un altro BAFTA e tanti altri riconoscimenti. Ma il successo ottenuto con Taxi Driver non è stato tutto rose e fiori per colpa di uno stalker…
Jodie Foster e lo stalker che ha sparato al presidente “per conquistare il suo cuore”
Chi ha visto Taxi Driver, sa bene che il film presenta diverse scene piuttosto cruente. Prima di darle ufficialmente la parte, Martin Scorsese costrinse la giovane Jodie Foster a fare un colloquio di ben quattro ore con una psichiatra. Inoltre, durante le riprese, l’attrice venne sempre accompagnata da sua sorella maggiore Connie, che a quel tempo aveva diciannove anni. Proprio sua sorella le fece da controfigura nelle scene da bollino rosso, come quella in cui Iris slaccia i pantaloni ad un Travis riluttante.
Taxi Driver, oltre che a vincere nel 1976 la Palma d’oro al 29º Festival di Cannes, ottenne un grande successo di pubblico incassando solo negli Stati Uniti più di 28 milioni di dollari a fronte di un budget di un milione e trecentomila dollari. Il film, ben presto, divenne un vero e proprio fenomeno cinematografico. Tra i suoi fan c’era John Warnock Hinckley Jr., figlio dei ricchi proprietari della Hinckley Oil Company, John Warnock Hinckley Sr. e Jo Ann Moore. Nato in Oklahoma e cresciuto in Texas, John nel 1975 decise di trasferirsi a Los Angeles per inseguire il sogno di diventare un cantautore.
Nei primi anni ottanta, Jodie Foster iniziò a frequentare l’Università di Yale. L’uomo decise di seguirla, trasferendosi in Connecticut per poterle stare vicino. Iniziò a inviarle poesie e lettere d’amore che spesso infilava sotto la porta di casa sua. Non riuscendo a contattarla come desiderava, John Warnock Hinckley Jr. cominciò a pianificare piani pericolosi pur di attirare la sua attenzione, come ad esempio un dirottamento aereo.
La sua follia aumentò tanto da progettare di assassinare un personaggio politico di rilievo, esattamente come il protagonista di Taxi Driver. Raccolse informazioni su Lee Harvey Oswald, l’assassino di John F. Kennedy e iniziò a seguire, di stato in stato, la campagna elettorale di Jimmy Carter e Ronald Reagan, registrandosi negli alberghi come Travis Bickle, il nome del protagonista di Taxi Driver interpretato da Robert De Niro. Dopo essere stato arrestato a Nashville per il possesso illegale di tre pistole, venne portato a casa e sottoposto ad un trattamento psichiatrico.
Il 30 marzo 1981, John Warnock Hinckley Jr. arrivò all’apice della sua follia. A settanta giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca, Ronald Reagan si trovava al Washington Hilton Hotel per tenere un discorso sindacale. Alle 14:27, il presidente degli Stati Uniti uscì dall’edificio e John Warnock Hinckley Jr. esplose sette colpi da una calibro 22. Due agenti vennero feriti in modo lieve, mentre il portavoce della Casa Bianca James Brady venne ferito gravemente tanto da stare su una sedia a rotelle per il resto della sua vita. Uno dei proiettili raggiunse anche il presidente Ronald Reagan, ferendolo al braccio sinistro e perforandogli un polmone, fermandosi a soli 25 millimetri dal cuore.
Poco tempo prima del suo tentativo di assassinare Reagan, John Warnock Hinckley Jr. scrisse ancora una volta a Jodie Foster:
Negli ultimi sette mesi ti ho lasciato dozzine di poesie, lettere e messaggi d’amore nella debole speranza che tu potessi sviluppare un interesse per me. Anche se abbiamo parlato al telefono un paio di volte non ho mai avuto il coraggio di avvicinarmi semplicemente e presentarmi. Il motivo per cui sto andando avanti con questo tentativo ora è perché non vedo l’ora di impressionarti.
John Warnock Hinckley Jr. non provò minimamente a scappare e le forze dell’ordine lo arrestarono subito. Il suo processo iniziò nel 1982 e lo psichiatra forense Park Dietz gli diagnosticò una personalità narcisista e schizoide con distimia, e caratteristiche borderline e passivo-aggressive. Venne curato in seguito per disturbo schizotipico di personalità e depressione maggiore, con caratteri deliranti incentrati su delirio di tipo erotomane. I medici lo dichiarato psicotico e pericoloso per la società, per sé stesso e soprattutto per Jodie Foster.
Il processo si concluse il 21 giugno 1982. Hinckley fu totalmente assolto da tutte le accuse perché non ritenuto capace di intendere e di volere. Per ordine del giudice, però, venne rinchiuso al St. Elizabeths Hospital, un manicomio criminale di Washington D.C., dove è stato rinchiuso fino al 2016. Oggi è libero ma è in libertà vigilata. Durante la sua permanenza nell’istituto, dichiarò che il gesto di di assassinare Ronald Reagan, “è stata la più grande offerta di amore nella storia del mondo”.