Jamie Lee Curtis e l’intervento di chirurgia plastica a soli 25 anni: “non è stata una bella cosa”

Un commento sul set ha dato inizio all'inferno.

Aveva 25 anni e stava girando Perfect, il film con John Travolta. Sul set, un direttore della fotografia le lanciò una frase secca: “Non ti inquadro, hai le borse sotto gli occhi”. Una battuta tagliente, buttata lì come fosse niente. Ma per lei non fu niente. Jamie Lee Curtis se la portò dentro. “È stato imbarazzante”, ha raccontato oggi, in un’intervista a 60 Minutes. “Appena finito il film, mi sono operata. Ma non è stata una buona scelta. Mi sono pentita subito. E continuo a farlo”.

Jamie Lee Curtis si racconta: “Mi sono rifatta per colpa di una frase”

Jamie Lee Curtis rimpiange l'intervento di chirurgia plastica fatto a 25 anni - Cinematographe.it
Ph. Credits: Samhsa (Wikimedia Cmmons)

Quel gesto, nato dal giudizio altrui, ha innescato una catena. “Mi diedero gli antidolorifici, come fanno sempre. E io mi innamorai di quel mix: bagno caldo e oppiaceo. Sembrava innocuo. Ma da lì è diventata una dipendenza silenziosa, durata anni”. Mai eccessiva, mai teatrale, ma subdola. “Ero riservata, nessuno sapeva. Ma ero in trappola”. Jamie Lee Curtis oggi ha 66 anni, è sobria da 26 e non ha dubbi: “Ero in anticipo sull’epidemia di oppiacei. Per dieci anni nessuno ha capito nulla. Ma io stavo combattendo”.

Nel frattempo, la carriera ha continuato a correre: dopo l’Oscar per Everything Everywhere All at Once, l’abbiamo vista in The Bear e The Last Showgirl. A breve tornerà con Quel pazzo venerdì accanto a Lindsay Lohan e nella serie Scarpetta con Nicole Kidman.

Jamie Lee Curtis rimpiange l'intervento di chirurgia plastica fatto a 25 anni - Cinematographe.it

Ma il centro della sua battaglia è altrove: nell’uso pubblico della sua esperienza per cambiare la narrazione sul corpo, sull’età, sulla bellezza. Il suo messaggio è diventato diretto, concreto, necessario: “Sei perfetta così come sei”. Basta filtri, filler, ritocchi a raffica. “Ci stiamo cancellando la faccia per piacere su Zoom”. E quando parla, si sente che ogni parola arriva da un posto reale. Non da un copione, ma da una ferita chiusa a fatica. E da una libertà riconquistata.

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