Ischia Film Festival 2025 accende i riflettori sui diritti umani e i luoghi dimenticati
Sette lungometraggi e sette cortometraggi affrontano l’urgenza dei diritti umani e la riscoperta dei luoghi dimenticati nella 23a edizione dell’Ischia Film Festival.
Al via la nuova edizione dell’Ischia Film Festival, che nel 2025 rilancia con forza uno dei suoi segmenti più significativi: Location Negata, una sezione che intreccia linguaggio cinematografico e impegno civile, con uno sguardo rivolto ai luoghi trascurati, oppressi o dimenticati del nostro tempo.
“Location Negata”, quando il cinema accende i riflettori sui diritti umani e i luoghi dimenticati

“Il cinema è fatto di luoghi e spazi da vivere”, afferma Michelangelo Messina, direttore artistico del festival. “Ma è anche uno strumento fondamentale per riflettere sulle grandi criticità della nostra società. Location Negata non è una semplice sezione collaterale: è un vero e proprio incubatore di sguardi alternativi.” Sette i cortometraggi in concorso, accomunati da una forte attenzione al punto di vista dell’infanzia e dell’adolescenza, raccontando un quotidiano fatto di incertezze, marginalità e paure. I luoghi stessi diventano protagonisti, modellando identità e immaginari.
Dalla metropolitana di Milano in Lima, opera prima di Giulia Bettaglio, a un cantiere spettrale della Cina in Amusement Park di Egidio Prudenzano, passando per le macerie emotive e fisiche della guerra in Clear Sky del polacco Marcin Kundera e i conflitti che invadono le case in Ya Hanouni, si delinea un mosaico di resistenze silenziose. Il viaggio continua tra i mondi sospesi di Neverland del cinese Jin Hongde, la soffocante violenza domestica in The Past Is Calling della libanese Perla Geagea, fino al dramma delle identità perdute. Anche i sette lungometraggi in gara rispecchiano l’urgenza sociale del presente, declinata con sensibilità stilistica e forza politica.
Due le produzioni italiane: A Man Fell di Giovanni C. Lorusso, ambientato nel Gaza Hospital di Sabra, e Spiaggia di vetro di Will Geiger, che ritrae una Sicilia frontiera di approdi e speranze spezzate. Dalla Bielorussia alla Bosnia, fino all’Oceania minacciata dall’innalzamento dei mari, ogni film riflette su fragilità e resistenze. Silent Trees di Agnieszka Zwiefka, Oceania, Obraz di Nikola Vukcevic e Prison Beauty Contest di Sdran Sarenac attraversano le linee di confine tra geopolitica e memoria, mentre Por tu bien dell’argentino Axel Monsù offre una rilettura simbolica del potere femminile e della tradizione.