Iñárritu difende il piccolo schermo: “dovremmo discutere della qualità delle idee”

In una conversazione con Deadline, alla quale ha partecipato anche Guillermo del Toro e Alfonso Cuarón, il cineasta di Birdman ha spiegato il suo punto di vista.

Alejandro González Iñárritu è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico messicano nativo di Città del Messico che ha conquistato il cuore di tantissimi fan in giro per il mondo. La sua carriera, infatti, parla da sola: cinque premi Oscar, quattro Golden Globe, tre BAFTA e due David di Donatello vinti non lasciano tante parole. Con progetti del calibro di Babel (2006), Biufitul (2010), Birdman (2014), Revenant – Redivivo (2015) il film-maker ha infiammato il grande schermo dimostrando grande talento e tecnica. Recentemente il suo Bardo, la cronaca falsa di alcune verità, presentato alla 79esima edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, non è stato accolto molto bene da pubblico e critica, ma a quanto pare non è questo il punto.

Iñárritu è recentemente tornato con Bardo, presentato a Venezia

Iñárritu - Cinematographe

In una tavola rotonda organizzata da Deadline alla quale hanno partecipato altri due cineasti messicani ovvero Guillermo del Toro e Alfonso Cuarón, proprio Alejandro González Iñárritu ha voluto rivendicare l’importanza del piccolo schermo, difendendolo di fatto dagli attacchi che spesso gli vengono indirizzati. In poche parole il film-maker ha messo in evidenza come, ad essere in crisi non è tanto il mezzo cinema, ma le idee alla base delle pellicole.

Quello che mi preoccupa meno è la tecnologia e il modo in cui le persone guardano il cinema, ma che dietro ci sia una dittatura delle idee. Riguarda i film che vengono realizzati per accontentare quei media. Se guardi un film di Fellini o di Godard sul tuo computer, è comunque un grande film. Non cambia il potere dell’idea. Ma penso che le idee si stiano riducendo alle dimensioni di un computer in termini di ideologia, e penso che tutti stiano partecipando a questo. La riduzione dell’idea è ciò di cui dovremmo discutere, non le possibilità del mezzo. Una volta si poteva ascoltare la musica solo nelle sale da concerto, poi sono arrivati i dischi e poi la radio. Se senti Beethoven o Mozart nelle tue cuffie, smette di essere ottima musica? Ovviamente, è meglio andare in una sala da concerto e ascoltare 120 musicisti che la suonano dal vivo, ma non importa come la ascolti, non sminuisce l’idea alla base della musica”.

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Fonte: Deadline