Il regista di Borat ha smesso di parlare con Sacha Baron Cohen: “Era un genio, poi ha iniziato a sgretolarsi”

Il regista di Borat spiega perché ha smesso di parlare con Sacha Baron Cohen. "Ha iniziato a fratturarsi, fino a rompersi."

Correva l’anno 2006 e Hollywood si chiedeva ancora chi fosse quello strano tipo con i baffi e l’accento kazako improbabile. Borat, il film, era appena uscito e il suo protagonista, Sacha Baron Cohen, stava passando in un lampo da fenomeno underground a superstar globale. Chi lo conosceva già per Ali G e Brüno, sapeva che dietro quei personaggi assurdi si nascondeva un talento comico fuori dal comune. Ma per molti, Sacha era semplicemente “quel tizio strano”.

Borat cinematographe

Poi è arrivato il successo vero: tre nomination agli Oscar, due Golden Globe, una fama internazionale. Ma, come spesso accade, il successo ha anche un prezzo. E a sentire Larry Charles, regista di Borat e compagno d’avventure dell’epoca, qualcosa si è rotto lungo la strada. In una recente intervista al Daily Beast, Charles ha raccontato com’è finita la loro collaborazione. Con parole affettuose, certo, ma anche con un velo di delusione:Sacha era un genio comico. Davvero. Nessuno nella storia del cinema, da Chaplin a Peter Sellers, aveva fatto quello che faceva lui. Era senza precedenti, e io ero talmente colpito che avrei fatto qualsiasi cosa per lui.”

Poi, però, è arrivato Il Dittatore. E qualcosa è cambiato. “Durante quel film, ho capito che stava cercando di diventare una star del cinema ‘vero’. Voleva piacere a Hollywood. Frequentava persone più ‘normali’ del settore, si faceva consigliare… ma quei consigli non erano buoni per lo spirito ribelle che lo aveva reso speciale.” Secondo Charles, Il Dittatore è stato il punto di rottura. Un film riuscito, sì, ma senza la scintilla dei precedenti. La creatività anarchica si è fatta più timida, più calcolata, e Sacha sembrava disorientato.Ha cominciato a frammentarsi, a fratturarsi… fino a rompersi. Era distratto, cercava risposte fuori da sé, quando le aveva già dentro. E io cercavo di fargli credere nel suo istinto. Ma ascoltava troppe voci.”

Nonostante la rottura, Charles non lo biasima. Anzi, ne comprende perfettamente i motivi. Girare film come Borat o Brüno non era solo un rischio artistico: era pericoloso, fisicamente e mentalmente. “Brüno è stato molto più rischioso di Borat. Abbiamo toccato con mano un’America piena d’odio, violenta, soprattutto per il fatto che Bruno fosse gay. C’era ostilità, vera. E Sacha era stanco. Spaventato. Aveva appena messo su famiglia. Voleva una vita diversa. E posso capirlo.”

Insomma, il passaggio dal comico provocatore alla star “mainstream” è stato anche un’esigenza personale. Non solo una questione di carriera, ma di sopravvivenza. E anche se Sacha Baron Cohen, da allora, ha continuato a stupire (basti pensare alla serie Who is America?, geniale e corrosiva), il rapporto con Charles non si è mai ricucito. E no, non aspettatevi Borat 3 diretto da lui. Il futuro? Baron Cohen sta per tornare, dopo quattro anni di silenzio, con Ladies First, una commedia romantica girata in bianco e nero per Netflix, accanto a Rosamund Pike. Un salto nel mainstream, stavolta a piedi pari. Sarà la svolta definitiva? Forse sì. Ma chi ha amato il vecchio Sacha, quello delle risate scomode e dei travestimenti pericolosi, un po’ lo rimpiangerà.

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