Il diavolo veste Prada 2: niente Nate, e nessuno ne sentirà la mancanza
Nel sequel del cult del 2006 non c'è spazio per gli ex fidanzati tossici. Ma Nate era davvero così?
Diciamolo subito: Nate Cooper non ci sarà ne Il diavolo veste Prada 2. E no, non è un colpo di scena tragico. Anzi, per molti è una liberazione. Il sequel, attesissimo dai fan del cult del 2006, si prepara a rimettere in scena le dinamiche spietate dell’alta moda – e stavolta senza il cuoco-fidanzato che, a detta di alcuni, aveva più appeal per le sue pietanze che per la sua capacità di stare accanto ad Andy Sachs, il personaggio di Anne Hathaway.
Il primo film ci aveva lasciati con Andy che chiudeva la porta (letteralmente) al mondo di Miranda Priestly, pronta a riprendere in mano la sua vita professionale in un quotidiano. Ma il futuro della giovane giornalista restava sospeso: tornerà a incrociare la strada di Miranda? Sarà rimasta fedele a se stessa? Quel che è certo è che Il diavolo veste Prada 2 rilancia la sfida. Miranda è di nuovo protagonista, ma questa volta la sua carriera è minacciata da un’ex alleata: Emily Charlton (Emily Blunt), ormai dirigente di un potente gruppo del lusso, pronta a strapparle la corona. Novità anche nel cast: Kenneth Branagh interpreterà il marito di Miranda, un personaggio del tutto inedito. E Nate? Fuori dai giochi.

Chi sperava in un ritorno di fiamma dovrà rassegnarsi: Andy ha fatto troppa strada per ricadere nei giochetti emotivi del fidanzato che, già nel primo film, aveva dimostrato di essere tutto fuorché di supporto. Il suo limite? Non saper accettare che la persona che amava stesse crescendo. Di fronte a una Andy che stava fiorendo – professionalmente, ma anche come donna – lui reagiva tirando il freno a mano. Pretendeva che restasse la ragazza “semplice”, prevedibile. La frase più eloquente? “A me piacevano quelli vecchi”, riferendosi ai suoi vestiti. Come se l’armadio fosse l’unico cambiamento da temere. Anche Adrian Grenier, l’attore che lo interpretava, ha riconosciuto la tossicità di Nate: “Era patriarcale, immaturo”, ha dichiarato.
Sui social, però, la questione non è così semplice. Da un lato c’è chi applaude alla scelta di tagliarlo fuori: “Andy non ha bisogno di un uomo che la trattenga mentre spicca il volo”. Dall’altro c’è chi difende Nate a spada tratta: “Era l’unico che teneva davvero a lei. L’unico non tossico in un mondo tossico”. Ma davvero Nate non era tossico? Forse non urlava ordini come Miranda, ma il suo controllo era più sottile: il peso delle aspettative, l’assenza di sostegno nei momenti cruciali, la richiesta implicita di sacrificare i sogni per non turbare l’equilibrio della coppia. Un dinamismo che oggi suona stonato. Se Nate avesse avuto un briciolo di pazienza, avrebbe visto Andy scegliere da sola di lasciare il mondo di Runway, dopo aver capito che non le apparteneva. Ma la crescita personale non aspetta chi non è disposto a crescere insieme a te.