I fratelli Russo incolpano la Generazione Z per il flop dei cinecomics

"Comunicano attraverso meme e titoli e nessuno legge oltre le due righe".

Se anche voi avete visto Avengers: Endgame al cinema, saprete che si è trattata di una vera e propria esperienza (isteria) collettiva. Gli applausi ad ogni inquadratura della battaglia finale, la catarsi collettiva alla frase “Avengers, uniti”, le lacrime per la morte del nostro eroe preferito… E la sensazione che era arrivata la fine di una parte della nostra vita, la chiusura di un cerchio durato più di 10 anni. Da allora, e salvo notevoli eccezioni, il cinema dei supereroi non ha più fatto prodezze, a malapena è piaciuto. Ma i fratelli Russo, registi di quel film, non credono affatto che sia a causa dei cinecomics, piuttosto di chi va a vederli.

Con GamesRadar+ hanno parlato dello stato attuale della Marvel dopo che, nel 2023, Ant-Man and the Wasp: Quantumania e The Marvels non hanno dato il risultato atteso (e sperato), dicendo che non si tratta di un problema della Marvel, ma piuttosto di Hollywood e del modo in cui le persone consumano l’intrattenimento al giorno d’oggi. In parte hanno anche ragione.

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“Penso che sia un riflesso dello stato attuale di tutto. È difficile adesso, è un momento interessante. Penso che siamo in un periodo di transizione e le persone non sanno ancora come riceveranno le storie da adesso in poi, o che tipo di storie vorranno. Esiste un grande divario generazionale attorno al consumo di intrattenimento. C’è una generazione che è abituata ad un programma e ad andare al cinema in una data specifica per vedere qualcosa, ma sta invecchiando. Nel frattempo, la nuova generazione dice ‘Lo voglio adesso’ e poi passa alla cosa successiva, che guarda mentre fa altre due cose contemporaneamente.”

Joe Russo lamenta che le nuove generazioni comunicano attraverso “meme e titoli senza che nessuno legga più di due righe, quindi tutto è di 100 caratteri o meno, ovvero dieci secondi di video sui social network che scorri in avanti”.

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“Penso che il formato di due ore, la struttura per realizzare un film, abbia più di un secolo e tutto cambia continuamente. Ora sta succedendo di nuovo e la formula è ripetitiva. Ma è difficile reinventarlo, e penso che la prossima generazione stia cercando modi per raccontare le proprie storie che servano al proprio ADHD collettivo.”

Il fratello Anthony invece ritiene che, nonostante tutto, non è affatto un brutto momento per i supereroi, ma piuttosto per il cinema in generale: “La gente si lamentava allo stesso modo dei western, ma sono durati decenni, decenni e decenni. Si reinventavano continuamente e raggiungevano nuovi traguardi lungo il percorso”. Sappiamo tutti cosa è successo al genere western, giusto? Forse non è un bel segnale per i cinecomics.

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