Gary Coleman e quella terribile malattia che provocò la morte dell’ex bambino prodigio a soli 42 anni
I problemi di salute portarono alla scomparsa di Gary Coleman, noto al pubblico televisivo per aver interpretato Arnold.
Una grave malattia fece spegnere la fiamma che ardeva in Gary Coleman
Come una meteora che passa in fretta ma lascia una scia lunghissima, Gary Coleman ha lasciato una nitida traccia del proprio passaggio nello spettacolo statunitense e mondiale tra gli anni Settanta e Ottanta. Nato a Zion, nell’Illinois, l’8 febbraio 1968, l’attore si è spento, appena 42enne, il 28 maggio 2010 a Provo, nello Utah, dopo infinite battaglie.
In tenera età Gary Coleman venne colpito da una patologia renale per la quale fu sottoposto a una terapia a base di corticosteroidi. Di conseguenza, la sua altezza non superò mai i 142 cm e il suo viso mantenne un aspetto infantile pure in età adulta.
Dal 1978 ottenne successo nei panni di Arnold Jackson ne Il mio amico Arnold, telefilm che lo vide assoluto protagonista fino alla sua conclusione, nel 1986. Dunque, con lo stesso ruolo partecipò allo spin-off L’albero delle mele, mediante alcuni camei. Inoltre, fu protagonista nel 1982 del cartone animato The Gary Coleman Show, interpretato da egli stesso.
Sul grande schermo fu il volto principale de La mascotte (1979), film ambientato nel mondo del baseball, remake dell’omonima pellicola del 1953. Al fianco del “padre” Conraid Bain, apparve sempre nel ruolo di Arnold durante l’ultima puntata della sitcom Willy, il principe di Bel-Air: i due sono dei potenziali acquirenti della residenza dello zio di Willy. Si trattò dell’uscita di scena della figura di Arnold, mai più ripresa in nessun altro show.
Nel corso del nuovo millennio, Gary Coleman fu, infine, protagonista del lungometraggio La vera storia di Arnold e calcò il set delle serie Tutto in famiglia, Buck Rogers e Drake e Rogers.
Per via della grave insufficienza renale, della quale soffriva fin da bambino, subì due trapianti di reni in giovane età, senza successo, e dovette sostenere dialisi giornaliere. Affrontate ulteriori operazioni chirurgiche in apertura del 2010, secondo le ricostruzioni si sarebbe verificato l’ennesimo incidente, due notti prima di morire, nella sua abitazione a Santaquin, nei pressi di Salt Lake City.
Riportò un’emorragia intracranica, una perdita di sangue causata dalla rottura di un vaso arterioso o venoso che decorre nel cranio. Se aumenta, il volume del sangue applica una maggiore pressione al cervello e, nei casi peggiori, può provocare il decesso.
Coleman era anche affetto da nefrite, una condizione renale potenzialmente fatale, innescata da un disequilibrio nei valori del sistema immunitario di una persona o da un’infezione. Trasportato d’urgenza in ospedale, il quadro clinico di Gary Coleman precipitò fino a indurlo al coma. Da allora rimase in vita artificialmente, finché la moglie non richiese lo spegnimento delle apparecchiature.