Gender Bender Festival: dal 23 ottobre a Bologna
Radical Choc per Gender Bender è l’occasione in cui far esplodere le contraddizioni, per scardinare i luoghi comuni e creare un spazio di confronto artistico e culturale inclusivo.
Il festival bolognese è giunto alla sua 17esima edizione. Il nome scelto per titolare gli eventi di quest’anno è Radical Choc
Torna a Bologna dal 23 ottobre al 3 novembre 2019 Gender Bender, il festival internazionale prodotto dal Cassero LGBTI Center con la direzione artistica di Daniele Del Pozzo e di Mauro Meneghelli.
Più di 120 appuntamenti in 12 giorni su 20 diverse location, realizzati grazie a una stretta collaborazione con più di 50 partner nazionali e internazionali. Questi sono gli ingredienti della 17° edizione, tra Danza, Cinema, Conversazioni e Reading, Workshop e Party.
Radical Choc è il titolo scelto per questa edizione; un’edizione che si avventura in aree geografiche calde come il Medio Oriente, l’America Latina e l’Africa, affronta temi caldi come i nuovi femminismi e la costruzione di comunità al di là delle possibili conflittualità, dà spazio alle voci delle nuove generazioni ed espressione a corpi non conformi, così come offre uno spazio di visibilità orgogliosa alle persone con la sindrome di Down, espone in maniera critica temi scomodi e questioni scottanti come la pratica della mutilazione dei genitali femminili e l’aborto illegale nell’America di solo alcuni decenni fa.
Gender Bender è Radical Choc anche perché si assume la propria responsabilità ecologica. Il festival produce una decisa impronta ambientale, e Gender Bender ha deciso di destinare parte dello sbigliettamento a un progetto di tutela delle foreste: per ogni biglietto acquistato verranno tutelati 10 metri quadri di foresta.
Nella sezione CINEMA saranno proiettati film come Tehran: City of Love del regista Ali Jaberansari, una commedia fuori registro che racconta con spirito agrodolce le storie parallele di tre disincantati personaggi di mezza età, alla ricerca dell’amore in una città che non li accoglie; El Principe di Sebastián Muñoz, storia di amore e violenza, tradimento e lealtà tra due uomini all’interno di un carcere nel Cile del 1970, una prima nazionale dai toni e le atmosfere care a Jean Genet; il documentario In the name of your daughter di Giselle Portenier che è il racconto delle centinaia di ragazze impavide che ogni anno in Tanzania decidono di scappare di casa e trovare rifugio in una casa accoglienza, per salvarsi dalla pratica illegale della mutilazione genitale femminile Sempre sul tema dell’autodeterminazione femminile; il documentario Female pleasure di Barbara Miller, che dà voce a cinque donne di Paesi diversi che raccontano, in modo coraggioso e irriverente, come siano riuscite ad affermare la loro sessualità lottando contro le culture patriarcali da cui provengono.
Ci sarà anche la prima nazionale per 45 Dias sem você (45 Days away from you) del regista brasiliano Rafael Gomes, il viaggio di formazione sentimentale ed emotiva di Rafael dopo la brusca separazione dal suo ragazzo, lungo 45 giorni e vissuto – tra filosofia, incoscienza e allegria – tra Inghilterra, Francia, Portogallo e Argentina in compagnia dei suoi amici.
Altra prima nazionale anche per Ask for Jane di Rachel Carey che segue le vicende di Rose, studentessa modello dell’Università di Chicago che mette a rischio la sua vita perfetta per aiutare un’amica ad interrompere una gravidanza; un dramma ispirato alla vera storia del Collettivo Jane, un gruppo di donne che nel 1969 ha aiutato migliaia di altre donne ad abortire in totale sicurezza, quando abortire era considerato un reato.
È radicale anche l’adolescenza di Ren e Luca, sorella e fratello entrambi transgender e protagonisti del documentario Little Miss Westie di Joy E. Reed e Dan Hun.
Il coraggio di una vita al di là dei generi è ripreso in Yo Imposible (Being Impossible) di Patricia Ortega, storia di una ragazza nata intersex. Mentre nella commedia degli equivoci Clément, Alex et tous les autres, il regista taiwanese Cheng-Chui Kuo mette in scena un’esilarante serie di incomprensioni tra persone dai diversi orientamenti sessuali. Invece, nel film di fantascienza Aniara le registe Pella Kågerman e Hugo Lilja raccontano la relazione tra due donne in un futuro apocalittico.