Bif&st 2016 – L’Universale: recensione

In concorso nella sezione Nuove Proposte Cinema Italiano dell’ItaliaFilmFest di questa settima edizione del Bif&st 2016, L’Universale vorrebbe essere un racconto generazionale attraverso gli anni ’70 e ’80, un’epoca di passaggio e rivoluzione per la Società Italiana, che molte volte si è trovata al centro di un tema così tanto raccontato.
Diretto da Federico Micali, L’Universale costruisce le sue fondamenta sul personaggio di Tommaso Nencioni, figlio del proiezionista del piccolo cinema Universale di Firenze, i quali racconta la sua giovinezza trascorsa tra quelle antiche e scomode sedie di legno dell’unica sala del cinema.
Tommaso, interpretato da Francesco Turbanti, racconta in prima persona e, facendo questo, modella la pellicola rendendola molto più una storia personale che un racconto di generazione. Potrebbe subito venire in mente Nuovo Cinema Paradiso, riferendoci al Cinema come luogo da cui tutto nasce – qui è inevitabile una strizzata d’occhio -, ma al contrario del capolavoro di Tornatore, l’Universale mira più a disegnare uno specifico quadro di vita, dipingendo vari personaggi che hanno caratterizzato la vita di Tommaso. In particolare i suoi due amici Marcello (Robin Mugnaini) attivo politicamente e Alice (Matilde Lutz) ragazza fragile che ancora non ha trovato posto nel Mondo, ma non solo.

L'Universale

Il protagonista è quindi la maschera che racconta il proprio microcosmo, la gente che gli è attorno, gli eventi che lo toccano più da vicino. Proprio per questo motivo, L’Universale non riesce ad essere più di quello che è: se la sua missione era quella di fare uno spaccato sociale degli anni ’70-’80, il risultato è stato semplicemente quello di raccontare una storia in un contesto molto più grande e solo abbozzato, esplorato solo in superficie.
Il cinema, il luogo cinema, è quindi protagonista assoluto. Il teatro di mille personalità diverse che sì, sono specchio di una società in mutazione continua, ma che restano ancorate a quel posto e ne descrivono l’essenza più viscerale. Da questo punto di vista, il cinema Universale è davvero un luogo caleidoscopico in cui i vari attori si muovono liberamente sullo sfondo di grandi citazioni cinematografiche, in primis, ma anche musicali, politiche, sociali.

L'Universale

Il film, dall’impostazione cinematografica lineare, che di tanto in tanto stacca sul protagonista adulto che racconta la sua storia direttamente allo spettatore, risulta alla fine gradevole, scorrevole, dolce. Prendiamo a cuore i suoi protagonisti e pian piano, se ci lasciamo andare, entriamo a far parte di questa piccola comunità di quartiere, anzi comunità cinematografica, che nel corso degli anni ha affollato il cinema rendendolo cuore pulsante di una piccola goccia in mezzo ad un grande mare.
Scenografia accurata e riferimenti espliciti a grandi classici del Cinema e della Musica fanno da cornice al film acchiappando l’attenzione dei più nostalgici dell’epoca.

L'Universale

Che dire, infine?
L’Universale è un delicato racconto di vita, un simpatico ritratto che vede nel cinema un luogo di comunità, ma intimo, un luogo che aggrega ma allo stesso tempo divide. Tommaso, fortemente legato a quel posto, vedrà il mondo intorno a lui cambiare per sempre. Non è la storia del Cinema o del punk, delle radio libere, delle Brigate Rosse, del Comunismo che pure sono presenti. È la storia di questo cinema e dei pittoreschi personaggi che lo hanno vissuto. Un soggetto interessante, quindi, ma poco audace e che avrebbe meritato quella spinta in più utile a renderlo veramente unico.

Il cast del film vede anche Claudio Bigagli, Paolo Hendel, Vauro, Maurizio Lombardi e Anna Meacci. La sceneggiatura è stata scritta da Federico Micali, Cosimo Calamini e Heidrun Schleef.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8