Enrico Vanzina sul politicamente scorretto: “È necessario per raccontare la realtà”

Il regista si è scagliato anche contro il movimento MeToo: "È una contraddizione pazzesca"

Dopo Christian De Sica, anche Enrico Vanzina si scaglia contro il politicamente corretto. Se l’attore qualche settimana ha dichiarato “Se facessi oggi un cinepanettone come quelli di Aurelio De Laurentiis andrei subito carcerato” proprio a causa del politically correct, il regista – nel corso di una recente intervista rilasciata al quotidiano La Ragione – ha chiarito la sua posizione sulla questione, sottolineando che per raccontare la realtà c’è bisogno di essere liberi, mettendo da parte le critiche.

Enrico Vanzina e il politicamente scorretto

Enrico Vanzina; cinematographe.it

Con mio fratello Carlo negli anni Ottanta – che erano l’epoca di Reagan, di Craxi, della Thatcher, di Berlusconi – abbiamo raccontato la società di allora e i suoi personaggi. E la critica ideologica del tempo, soprattutto quella di sinistra, scambiò i nostri film per dei racconti spalleggiatori. Erano invece un affresco sociologico di quel periodo. Se noi raccontavamo gli arricchiti cafoni che stavano a Cortina, penso a Vacanze di Natale, non è che sposavamo quella società. Con la sua critica ideologica e moralista la sinistra ha finito col perdere il contatto con la realtà“, ha esordito Enrico Vanzina. “Prendiamo il Me Too: non si rendono conto che poi in rete si trova una mercificazione del corpo delle donne, con donne che si propongono in maniere provocanti, in varie pose, con cambi di immagini ogni ora. E cos’è questa se non una contraddizione pazzesca?“.

Secondo il regista, il politicamente corretto oggi “cavalca dei temi condivisibili ma nel momento in cui diviene ideologia va a toccare quella che è la libertà di espressione perché confonde il punto di vista dell’autore e dei personaggi narrati con l’adesione alle scorrettezze che dicono. Quando si fa del politicamente scorretto questo non è necessariamente il punto di vista dell’autore: le battute non vanno scambiate col suo pensiero. I personaggi sono scorretti perché nella vita reale esistono e il cinema non può ignorare la realtà. Chi vuol raccontare la vita non può essere bloccato da canoni pre-scritti, come se fossero le tavole di Mosè. Con una postilla: il pubblico è perfettamente in grado di capire che si tratta di ironia o di un personaggio che pensa in maniera scorretta“.