Emanuele Crialese e i dolorosi retroscena della transizione da donna a uomo: “Per cambiare nome ho dovuto lasciare una pezzo del mio corpo”

Il regista Emanuele Crialese ha rivelato, nel corso di un'intervista, di essere stato costretto ad operarsi per poter cambiare nome sui suoi documenti.

Dopo undici anni (l’ultima volta risaliva al 2011 con Terraferma), Emanuele Crialese è tornato al Festival del Cinema di Venezia per presentare il suo nuovo film, intitolato L’immensità. Il regista, nato a Roma il 27 maggio 1965, ha calcato ieri il red carpet della 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia insieme alla protagonista del film Penelope Cruz. Nel corso delle consuete interviste, Crialese ha parlato pubblicamente per la prima volta della sua transizione di genere, da donna a uomo.

Emanuele Crialese e il coming out in merito alla sua transizione

emanuele crialese; cinematographe.it

In un’intervista a Il Corriere della Sera il regista italiano ha fatto pubblicamente coming out in merito alla sua transizione, svelando retroscena piuttosto dolorosi. “Per cambiare la A con la E del mio nome ho dovuto lasciare un pezzo del mio corpo, il pegno che mi ha chiesto la società, sennò non avrei potuto cambiare nei documenti“, ha dichiarato. Emanuele Crialese, con molto probabilità, fa riferimento alla legge – che in Italia è stata valida fino al 2015 – che prevedeva l’obbligo di sottoporsi a un’operazione chirurgica ai genitali (con conseguente sterilizzazione) per le persone trans che volevano il riconoscimento legale del proprio genere. Un obbligo che è stato eliminato dopo le sentenze della Cassazione e della Corte Costituzionale perché ritenuto “estremamente violento“.