È morta Sophie Nyweide: l’attrice aveva 24 anni
Sophie Nyweide, conosciuta per i suoi ruoli da bambina nei film Noah e Mammoth, è scomparsa all’età di 24 anni. Nata a Burlington, nel Vermont, Sophie ha fatto il suo debutto sul grande schermo nel 2006 con il film drammatico Bella, diretto da Alejandro Gómez Monteverde. Ha poi preso parte a un episodio di Law & Order nel 2007, prima di interpretare la figlia dei personaggi di Gael García Bernal e Michelle Williams nel film Mammoth di Lukas Moodysson. Ha recitato anche accanto a Jessica Alba in An Invisible Sign. È venuta a mancare lunedì 14 aprile, ma al momento non è stata comunicata la causa della morte.

Il ricordo della famiglia
Nel necrologio pubblicato online, la sua famiglia la ricorda con affetto: “Nata a Burlington, nel Vermont, ha trascorso gran parte della sua breve vita tra il Vermont e New York. Sophie era un’amatissima figlia, nipote, sorella, amica e nuova zia. Creativa, atletica e saggia oltre la sua età, Sophie ha realizzato così tanto nel tempo in cui ha danzato sulla terra (letteralmente: danzava mentre si muoveva!). Voleva emulare suo fratello in montagna, così iniziò a gareggiare nello snowboard all’età di 5 anni. Scendeva giù per la montagna nell’aria fresca e gelida, stringendo amicizie lungo il percorso. Sognava (o meglio, pretendeva!) di diventare un’attrice, senza mai sapere che sua madre lo fosse, quindi ci riuscì con una facilità che ci ha tutti meravigliati.”
“Sembrava più felice sul set cinematografico, dove si trasformava in qualcun altro. Era un posto sicuro per lei e si godeva il sostegno del cast e della troupe che nutrivano il suo talento e il suo benessere. Era un’avventuriera entusiasta e imparava le usanze e persino le lingue di ogni luogo che visitava. Stringeva facilmente amicizia nelle sue scuole e vedeva il buono in tutti. La “famiglia” di Sophie non era solo quella più vicina. Anche molti amici di suo fratello e di sua madre, e i loro figli, erano parte della sua famiglia. E loro erano lei. La sua morte ha lasciato un vuoto in tutti. Tristezza, perdita, dolore e persino rabbia sono presenti in coloro che le volevano bene e che ora dovranno continuare a vivere senza la sua risata, la sua passione contagiosa e il suo entusiasmo, senza quegli splendidi occhi azzurri che sapevano guardare dritto nell’anima.”
“Sophie era una ragazza gentile e fiduciosa. Spesso questo la rendeva vulnerabile agli abusi altrui. Scriveva e disegnava con voracità e gran parte di questa arte raffigura la sua profondità e rappresenta anche il dolore che ha sofferto. Molti dei suoi scritti e delle sue opere sono mappe stradali delle sue lotte e dei suoi traumi. Nonostante quelle mappe stradali, diagnosi e le sue rivelazioni, le persone a lei più vicine, così come i terapisti, gli agenti delle forze dell’ordine e altri che hanno cercato di aiutarla, sono affranti perché i loro sforzi non sono riusciti a salvarla dal suo destino. Si è automedicata per affrontare tutto il trauma e la vergogna che portava dentro, e questo ha portato alla sua morte. Ha ripetutamente affermato che se la sarebbe cavata da sola ed è stata costretta a rifiutare il trattamento che avrebbe potuto salvarle la vita.”