Diabolik – photocall: cast e prime impressioni sul film dei Manetti Bros.

Diabolik debutterà nelle sale italiane il 16 dicembre.

Prime impressioni su Diabolik direttamente dal photocall di Roma

Si è svolta ieri mattina – 13 dicembre – la conferenza stampa di presentazione di Diabolik, attesa pellicola dei Manetti Bros., finalmente in uscita il prossimo 16 dicembre dopo vari rinvii dovuti alla pandemia da Covid-19. Al di là dei giudizi della critica sull’effettiva riuscita del film – il quale è stato accolto da pareri contrastanti, divisi fra un atteggiamento scettico e una vera e propria stroncatura – sono stati gli attori presenti al photocall ad attirare l’attenzione.

Uno dei punti di forza – o di debolezza, a giudicare dalle prime recensioni – è infatti proprio il cast, composto da nomi di spicco del panorama italiano, in grado di attirare e smuovere l’opinione pubblica indipendemente dalle proprie interpretazioni: Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastrandea. Oltre ai tre protagonisti principali erano presenti anche Claudia Gerini – La signora Morel -, Serena Rossi – Elisabeth Gay, prima fidanzata di Diabolik, Alessandro Roja – Caron -, Vanessa Scalera, i registi – Marco e Antonio Manetti – e Manuel Agnelli, che ha scritto ed intepretato due brani originali per la colonna sonora del film (fra cui La profondità degli abissi, presentato ad X-Factor).

A conquistare maggiormente la scena sono state due delle interpreti femminili del film, Miriam Leone – in un elegante tailleur bianco che ricorda molto i look della sua Eva Kant – e Serena Rossi, reduce dal successo come madrina al Festival di Venezia.

Diabolik, cinematographe.it

Diabolik è tratto dell’omonimo fumetto ideato dalle sorelle Giussani negli anni’60 ed uno degli aspetti maggiormente discussi è proprio la sua fedeltà al prodotto di partenza. In particolare la trama è incentrata sul primo, folgorante incontro fra Il Re del Terrore ed Eva Kant, raccontato nel terzo albo della serie, L’arresto di Diabolik. La pellicola è il secondo adattamento, dopo il cult di Mario Bava del 1968, del quale questa versione pare “asciugare” qualsiasi accento pop per tornare al rigore formale del fumetto.

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