Cinecittà contro i dazi di Trump: “le produzioni hollywoodiane beneficiano dei nostri incentivi fiscali”

Mentre Trump alza barriere, Cinecittà apre set.

Donald Trump rilancia la guerra dei dazi e questa volta punta dritto al cinema: vuole mettere una tariffa d’ingresso per i film prodotti all’estero. Una mossa che sa di provocazione, ma che agita le acque anche a Cinecittà. Intanto, però, mentre il presidente minaccia, i film americani continuano a dominare le sale italiane senza il minimo ostacolo. I numeri del 2024 parlano chiaro: oltre la metà degli incassi al botteghino arriva da produzioni USA. E no, non c’è confronto possibile con una “invasione” di film italiani negli Stati Uniti: la bilancia è tutta, irrimediabilmente, a favore di Hollywood.

Trump minaccia dazi sui film stranieri, ma Hollywood continua a investire su Cinecittà e dintorni.

Cinecittà affossa i dazi di Trump - Cinematographe.it
Ph. Credits: JRibaX/Gage Skidmore (Wikimedia Commons)

Non a caso si moltiplicano i tentativi di portare i nostri film al di là dell’oceano. Tra fine maggio e inizio giugno, ad esempio, partirà a New York la rassegna Open Roads: New Italian Cinema, dove verranno proiettate 14 pellicole italiane scelte tra le più rappresentative dell’ultima stagione. Nel frattempo, da noi, è Inside Out 2 a farla da padrone con 46,5 milioni incassati. L’italiano più visto? Il ragazzo dai pantaloni rosa, decimo in classifica con 9 milioni. Un abisso.

Cinecittà affossa i dazi di Trump - Cinematographe.it
Ph. Credits: Andrea Martella

Ma c’è un’altra faccia della medaglia: Hollywood ama girare in Italia. Le film commission regionali lavorano a pieno ritmo per accogliere i set americani. I motivi? Location da sogno, incentivi fiscali e manodopera qualificata, spiega l’ad di Cinecittà, Emanuela Cacciamani. Ridley Scott sta girando The Dog Stars con oltre 400 italiani sul set. Nolan, con The Odyssey, ha assunto 220 professionisti italiani. In tutto, dall’inizio dell’anno, si contano già 105 set attivi in Italia, di cui una decina internazionali.

Trump può anche minacciare dazi, ma intanto le major americane sfruttano al massimo le opportunità offerte dal Belpaese. E, come ha detto la Slc Cgil, pensare a una tassa sulla cultura è “surreale e imbarazzante”. Perché il cinema, quello vero, non conosce frontiere.

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