Charlie Sheen si racconta senza filtri: “Quando mi fu diagnosticato l’HIV pensai fosse la fine”

Tra docufilm e memoir, l’attore si racconta senza filtri

Charlie Sheen torna a far parlare di sé, ma questa volta non per scandali o provocazioni. L’ex star di Due uomini e mezzo ha deciso di mettere a nudo la propria vita nel documentario Netflix aka Charlie Sheen e nel memoir The Book of Sheen, uscito in contemporanea nelle librerie. Due opere che restituiscono il ritratto di un uomo caduto e risorto.

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Nel documentario, Charlie Sheen ripercorre la sua parabola senza edulcorare nulla: dall’infanzia privilegiata a Malibu fino ai primi set cinematografici accanto al padre Martin, passando per l’ascesa irresistibile a Hollywood e il crollo fragoroso sotto il peso delle dipendenze e degli scandali. Spuntano aneddoti inediti e crudi: la prima volta con una escort di Las Vegas a soli 15 anni, pagata con la carta di credito paterna; i rapporti con uomini durante le notti di crack, che Sheen definisce “liberatori”.

Il racconto non risparmia neppure i momenti più bui: la disintossicazione forzata nel 1990, quando il padre lo convinse grazie a Clint Eastwood al telefono; il crollo del 2011, nel pieno del successo di Two and a Half Men, quando era l’attore più pagato della televisione ma precipitò tra licenziamenti e cause legali. Il punto di svolta arriva con la diagnosi di HIV, resa pubblica nel 2015 e oggi rielaborata come un momento di rinascita: “Pensavo fosse la fine – confessa – invece è diventata l’inizio di una nuova fase, fatta di cura e responsabilità”.

Sobrio dal 2017, Sheen attribuisce la sua rinascita alla terapia e soprattutto al rapporto con i figli. Accanto alla sua voce, nel docufilm trovano spazio anche le testimonianze di familiari e amici – da Denise Richards a Jon Cryer, fino al suo ex spacciatore – che ricompongono l’immagine di un uomo tormentato ma finalmente disposto a mostrarsi senza maschere.