Cannes 2025: il commovente omaggio a Fatma Hassona, la fotoreporter palestinese uccisa a Gaza

La première mondiale del documentario Put Your Soul on Your Hand and Walk, diretto da Sepideh Farsi, si è trasformata in un toccante tributo a Fatma Hassona, la giovane fotoreporter palestinese protagonista del film, uccisa in un attacco israeliano poche settimane prima. Durante la presentazione a Cannes, un’emozionata Sepideh Farsi ha faticato a trattenere le lacrime mentre parlava di Hassona, mostrando al pubblico una sua foto in segno di omaggio. Il documentario avrebbe dovuto segnare il debutto internazionale della 25enne residente a Gaza, che ha perso la vita insieme alla sua famiglia ad aprile, quando un missile ha colpito il loro edificio, solo un giorno dopo l’annuncio della selezione del film al festival.

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Nel corso del film si racconta anche del desiderio condiviso tra Farsi e Hassona di farla partecipare a Cannes, lasciando temporaneamente Gaza, un sogno infranto dalla tragedia. Il suo nome ha risuonato anche durante il primo giorno del festival, in una lettera pubblica firmata da oltre 370 esponenti del mondo del cinema che hanno denunciato la sua morte e il silenzio dell’industria su quanto sta accadendo a Gaza. Firmatari illustri come Mark Ruffalo, Guy Pearce, Ralph Fiennes, Melissa Barrera, Yorgos Lanthimos, Javier Bardem, Pedro Almodóvar, Alfonso Cuarón, David Cronenberg, Viggo Mortensen, Cynthia Nixon e Mike Leigh hanno criticato apertamente l’AMPAS (l’Accademia degli Oscar) per la sua mancata presa di posizione, anche riguardo all’arresto del co-regista palestinese Hamdan Ballal (No Other Land) da parte delle forze israeliane.

“Ci vergogniamo di tanta passività”, si legge nella lettera. “Per Fatma, per tutti coloro che muoiono nell’indifferenza. Il cinema ha il dovere di raccontare le loro storie, di riflettere la realtà delle nostre società. Agiamo prima che sia troppo tardi.” Anche il collettivo ACID, che sostiene il cinema indipendente a Cannes, ha pubblicato un comunicato in memoria di Hassona: “Il suo sorriso era magico quanto la sua tenacia: raccontare Gaza attraverso l’obiettivo, distribuire cibo sotto le bombe, resistere al lutto e alla fame. Abbiamo seguito la sua storia, ci siamo rallegrati ogni volta che appariva sullo schermo, semplicemente viva. E abbiamo avuto paura per lei.”