Come Bryan Cranston ha sconfitto l’intelligenza artificiale
Bryan Cranston e SAG-AFTRA vincono la battaglia contro OpenAI e la piattaforma Sora 2
Alla fine, Bryan Cranston l’ha spuntata. Dopo settimane di tensione e polemiche, l’attore di Breaking Bad ha ottenuto da OpenAI l’impegno ad aggiornare la piattaforma Sora 2 con nuove misure di sicurezza per proteggere le voci e le sembianze digitali degli attori. Un piccolo ma significativo passo avanti in un terreno sempre più scivoloso: quello del diritto all’immagine nell’era dell’intelligenza artificiale.
Cranston era stato tra i primi a sollevare preoccupazioni, quando il lancio iniziale di Sora 2 aveva permesso agli utenti di ricreare la sua immagine senza autorizzazione. “Ero profondamente preoccupato non solo per me stesso, ma per tutti gli artisti il cui lavoro e la cui identità possono essere usati impropriamente in questo modo”, ha dichiarato l’attore. “Sono grato a OpenAI per aver migliorato le sue misure di sicurezza e spero che tutte le aziende coinvolte rispettino il nostro diritto personale e professionale a gestire la riproduzione della nostra voce e della nostra immagine.”

Il caso è esploso quando online è comparso un video che mostrava un surreale incontro tra Michael Jackson e Walter White — il leggendario personaggio interpretato da Cranston — generato con Sora 2. A quel punto, l’UTA (l’agenzia dell’attore) e Sony Pictures Television sono intervenute immediatamente, segnalando la violazione. Le principali agenzie di Hollywood — WME, CAA e UTA — hanno poi fatto fronte comune, chiedendo tutele chiare contro la creazione di contenuti AI basati su volti e voci protetti da copyright. La SAG-AFTRA, il potente sindacato degli attori, ha definito la vicenda “un campanello d’allarme” e ha avviato un dialogo diretto con OpenAI.
Il nuovo presidente del sindacato, Sean Astin, ha lodato Cranston per aver sollevato il caso: “Bryan ha fatto la cosa giusta contattando il suo sindacato e i suoi rappresentanti. Questo caso ha avuto una risoluzione positiva: OpenAI ha accettato di adottare un protocollo di opt-in, in cui gli artisti potranno scegliere se desiderano partecipare all’uso della propria voce o immagine tramite l’intelligenza artificiale.”
Una svolta importante, anche alla luce del No Fakes Act, la proposta di legge federale sostenuta da OpenAI stessa e dalla SAG-AFTRA, che mira a vietare la replica digitale non consensuale delle persone. Attualmente, solo alcuni stati americani — tra cui la California — offrono una protezione esplicita di questo tipo. “OpenAI è profondamente impegnata a proteggere gli artisti dall’appropriazione indebita della loro voce e della loro immagine,” ha dichiarato Sam Altman, amministratore delegato dell’azienda, in una nota congiunta. La regola ora è chiara: nessuno potrà essere “replicato” senza consenso.
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