Bruce Willis, la moglie donerà il suo cervello alla scienza: il motivo della decisione
Emma Heming-Willis, moglie di bruce Willis, ha preso una decisione che lei stessa definisce una delle più difficili della propria vita
Bruce Willis non è più soltanto l’icona d’azione che ha attraversato tre decenni di cinema americano: oggi è, suo malgrado, anche il volto pubblico di una malattia che non fa sconti. La demenza frontotemporale con cui convive da anni sta avanzando, privandolo della parola, della lettura e persino dell’autonomia nei movimenti. Una realtà che la sua famiglia affronta con discrezione, ma anche con lucidità.
È in questo contesto che Emma Heming-Willis, sua moglie, ha preso una decisione che lei stessa definisce una delle più difficili della propria vita: donare il cervello dell’attore alla scienza dopo la sua morte. Una scelta maturata lentamente, quasi con il passo misurato che si riserva alle decisioni irrevocabili, ma che Emma considera necessaria. Come ha spiegato, l’analisi del tessuto cerebrale potrebbe offrire un contributo reale allo studio di forme rare di demenza che sfuggono alle comuni tecniche diagnostiche. Non un gesto simbolico, insomma, ma un atto concreto. “È emotivamente impegnativo ma scientificamente necessario”, ha scritto. E poi ancora: “Questo non è simbolico. Questa è scienza. Un giorno potrebbe aiutare altre famiglie”.

La famiglia Willis era già stata costretta ad aprirsi al pubblico nel 2022, con la diagnosi di afasia che aveva allontanato Bruce dal set. Nel febbraio 2023 la conferma della demenza frontotemporale ha reso tutto ancora più chiaro e, allo stesso tempo, più doloroso. Emma racconta che questo tipo di malattia non consente di aggirare il tema della morte, quasi fosse una conversazione imposta dal destino. “La maggior parte delle persone associa la morte alla paura e all’ignoto. Con la demenza frontotemporale, evitare questa conversazione è impossibile: diventa parte della vita”.
C’è poi il capitolo forse più delicato: preparare le figlie più piccole, Mabel ed Evelyn, alla perdita del padre. Emma cerca un equilibrio antico, fatto di sincerità senza crudeltà, di amore che spiega ma non spaventa. Nelle sue memorie parla del tentativo di trasmettere loro la fragilità della vita attraverso la storia del padre, cercando di renderla comprensibile senza privarle della speranza. Le figlie maggiori – Rumer, Scout e Tallulah – accompagnano questo percorso, unendo la famiglia in una quotidianità complessa ma solidale.
Bruce, oggi settantenne, vive in una casa vicina al nucleo familiare in California e necessita di assistenza continua. Le visite delle figlie scandiscono le giornate, ricordando che, a volte, la tradizione più forte è quella della vicinanza: non fa rumore, ma regge tutto. La scelta di donare il cervello dell’attore alla ricerca vuole essere un modo per trasformare un dolore privato in qualcosa che possa avere un valore collettivo.
Leggi anche Bruce Willis torna a farsi vedere in pubblico: le foto che rassicurano i fan