9 miniserie bellissime ma poco conosciute che dovete vedere!

Se non avete più idea di cosa vedere, ecco 9 ottime miniserie da una sola stagione meritevoli della vostra attenzione.

Le piattaforme si moltiplicano, i cataloghi affastellano titoli su titoli, e noi a volte non sappiamo più cosa vedere. È nella scelta mirata e personale delle proposte mensili la sfida audiovisiva del nostro tempo guidato dagli algoritmi, che ‒ ammettiamolo ‒ talvolta sbagliano clamorosamente nel consigliarci nuovi prodotti da vedere in base ai nostri precedenti click. I dati (come l’uomo) possono sbagliare, privandoci nostro malgrado di quelle piccole chicche seriali nascoste più all’ombra; gioiellini antologici mai rinnovati e perfetti così, che non godono della stessa fama di altri ma garantiscono un livello superiore di qualità ‒godibile nel giro di qualche episodio da vedere tutti d’un fiato. In questa lista vi consigliamo 9 miniserie rimaste immeritatamente in disparte che vale la pena recuperare, navigando fra oceani fisici e flussi streaming, generi e sperimentazioni, alcuni di essi ancora disponibili in Italia. Segnateli perché queste sono imperdibili.

Marinai ubriachi, ballerine in crisi, omicidi su Instagram e Luca Marinelli anni Settanta. Ecco 9 miniserie che vale la pena vedere!

1. The North Water

Basato sull’omonimo romanzo di Ian McGuire del 2016, la miniserie in 5 episodi su Tim Vision è un macabro dramma in costume à la The Terror diretto e ideato dal bravissimo regista inglese di Weekend e 45 Anni Andrew Haigh. La storia racconta il disastroso viaggio di una nave baleniera chiamata The Volunteer nel 1859, diretta per mesi verso l’Artico in quella che sembra una spedizione di routine. L’equipaggio e gli uomini a bordo tuttavia, tra cui il chirurgo militare in disgrazia Patrick Sumner (Jack O’Connell) e il rude ramponiere Henry Drax (Colin Farrell, irriconoscibile), non sanno che il capitano Brownlee (Stephen Graham) nasconde un inquietante secondo fine dietro quell’escursione nautica.

2. What Would Diplo Do? è tra le miniserie poco conosciute da vedere

Colpevolmente inedita in Italia e uscita negli Usa su Viceland nell’agosto del 2017, l’esilarante comedy nata dalla mente di Brandon Dermer e l’ex Dawson James Van Der Beek che la interpreta anche, è una sorta di mokumentary che ‒ di fatto ‒ prende per i fondelli la figura di Wesley “Diplo” Pentz, DJ e produttore musicale americano, co-creatore dei Major Lazer che ha collaborato, fra gli altri, con Shakira, Bruno Mars e Snoop Dogg. Tra DJ set, sala d’incisione, imbarazzanti incontri con i fan e litigate sui social, la serie romanza la quotidianità musicale di Diplo, calcando la mano ai fini della risata sulla sua vanesia personalità, il poco acume, la tendenza a voler apparire spudoratamente cool finendo per sembrare ridicolo. 5 episodi che scivolando via con gusto, con un Van Deer Beek a dir poco irresistibile che speriamo replichi l’idea con nuovi progetti.

3. Flash and Bone

Dimenticatevi la danza classica delle ballerine leggiadre, dei vaporosi tutù bianchi e del lirismo enfatico delle loro mosse, perché Flash and Bone, come preannuncia il titolo, è la versione carnale da piedi insanguinate e muscoli straziati dalla fatica. La miniserie di Starz segue la new entry dell’American Ballet Company Claire Robbins (Sarah Hay), che da Pittsburgh approda a New York City subendo l’estenuante pressione psicologica del direttore artistico, le ambizioni sue e delle altre, l’ossessione del movimento perfetto. C’è il sesso, la corruzione, la nudità, i disturbi alimentari, lo sgomitare per accaparrarsi la parte da protagonista. Se avete visto Il Cigno Nero avete già un’idea…

4. Conversations with Friends è tra le miniserie poco conosciute da recuperare, ora su RaiPlay

Secondo adattamento tv tratto da un bestseller dell’acclamata scrittrice irlandese di Normal People Sally Rooney, Conversations with friends (ora disponibile su Rai Play) intreccia la vita romantica di due coppie, una di giovani coniugi (Jermina Kirke e Joe Alwyn), l’altra di migliori amiche ed ex amanti (Sasha Lane e Alison Oliver), in un affresco moderno sulla fedeltà, l’attrazione e il desiderio. In particolare, la serie diretta Lenny Abramson s’interessa all’intesa sessual-sentimentale che sboccia fra Nick (Alwyn) e la studentessa Frances (Oliver), personaggi a tratti respingenti e idiosincratici, ma ai quale è impossibile non provare una profonda empatia. Finale da lacrima assicurate.

5. Chloe

Uno dei discorsi più interessanti che una buona serie tv “contemporanea” deve mettere in scena è l’ossessione delle persone attraverso i social media. Chloe, il thriller-drama di Prime Video dalla creatrice di Sex Education Alice Seabright, parte dal sospetto suicidio di una giovane moglie e dalla ricerca della verità da parte dell’ex migliore amica mentalmente fragile che si finge un’altra persona, per esaminare temi attualissimi come la reputazione e l’identità liquida, il privilegio esposto e le ripercussioni psicologiche dell’esclusione sociale. Prodotta dalla BBC, nel cast gli ottimi Billy Howle, Erin Doherty e Poppy Gilbert.

6. This is going to hurt è tra le miniserie poco conosciute da recuperare, ora su Disney+

Tratta dall’omonimo memoir di Adam Kay del 2017 e prodotta da BBC, This is going to hurt è la quintessenza del medical drama ma senza tutti i sentimentalismi da love story in corsia di cui siamo abituati. Partendo dalla traumatica esperienza dell’autore, ex ginecologo e ostetrico in un Pronto Soccorso londinese fra il 2004 e il 2010 qui interpretato splendidamente da Ben Whishaw, la serie segue la routine del reparto Triage mostrando, così per com’è, la vita in ospedale: cruda, disorganizzata, dai turni estenuanti e dal poco personale, con medici costretti a prendere nell’immediato decisioni critiche, pazienti che aspettano per ore e tanto, tantissimo sangue e liquidi corporei di ogni tipo.  

7. Antidisturbios

Magistralmente diretto dallo spagnolo Rodrigo Sorogoyen (Il regno, Che Dio ci perdoni), il serratissimo thriller Antidisturbios su Disney+ vi lascerà senza fiato. In un crescendo di tensioni, la serie segue, anzi tallona, gli agenti del Reparto Mobile spagnolo, i poliziotti antisommossa con scudo e manganello che vigilano la sicurezza nelle manifestazioni o che effettuano gli sgomberi nelle case occupate. Ed è proprio su uno sfratto finito in tragedia che il regista avvia un’indagine interna per accertare le responsabilità o l’innocenza di alcuni agenti coinvolti, mostrando i diversi punti di vista su come è andato il fatto senza per questo prendere posizione, asciugando al massimo orpelli stilistici ed enfatizzazioni sonore per cercare più possibile la realtà che non ci piace più vedere.

8. Trust

miniserie

Danny Boyle, premio Oscar per The Millionaire, dirige la sua seconda serie tv dopo Babylon ricostruendo lo storico sequestro di John Paul Getty III nel 1973. Prodotto tra gli altri da FX e andato in onda su Sky Atlantic nel 2018, Trust spolvera uno dei fatti più clamorosi fra Italia e Stati Uniti con uno stile unico e un’attenzione al dettaglio che solo il regista di capolavori come Trainspotting poteva regalarci. Qualità in tutti i reparti, dalla scrittura efficace e mai banale alla scelta delle location, dalla colonna sonora fino alla recitazione (magistrale) del suo cast stellare: Donald Sutherland, Hilary Swank, Harris Dickinson, Brendan Fraser, Giuseppe Battiston. E un Luca Marinelli clamorosamente brutale ma irresistibile nei panni di uno dei rapitori ‘ndranghestisti dal marcato accento calabrese che vale tutta la visione.

9. Mosaic

miniserie

Il re delle nuove modalità di fruizione e di narrazione Steven Soderbergh rilascia nel 2018 Mosaic, una miniserie nata da un videogioco (e app solo per gli USA) omonimo e costruita per l’appunto come fosse un mosaico, i cui pezzi sono accostati episodio dopo episodio in una struttura non lineare. Sharon Stone è vittima di un omicidio: ad essere accusati sono due uomini (Garrett Hedlund e Frederik Weller) a lei stati molto vicini, seppur sfruttando la sua ricchezza per un proprio tornaconto. Tra flashback e punti di vista, la sperimentale serie antologica riassume perfettamente il cinema di Soderbergh: efficace, formale, impeccabilmente fascinoso, e qui, particolarmente glaciale.