La regina degli scacchi come finisce? La spiegazione della serie TV Netflix

In tanti hanno depositato i propri interrogativi nell'episodio finale de La regina degli scacchi. Ecco cosa accade alla fine della serie Netflix e l'insegnamento che apprende - e ci restituisce - Beth.

La serie TV Netflix in sette episodi La regina degli scacchi custodisce già nel titolo originale tutta la natura della sua protagonista e il suo modo di affrontare le partite. The Queen’s Gambit infatti fa riferimento a una mossa scacchistica precisa: il gambetto di donna, un modo molto abile attraverso il quale il giocatore bianco sacrifica il pedone della Regina – o il pedone che si trova direttamente di fronte alla Regina – al fine di avere il controllo del centro della scacchiera e fare pressione sull’avversario, mantenendo così il vantaggio sul nero.
Se avete visto la serie vi sarete dunque accorti che quella che Beth Harmon (Anya Taylor-Joy) sferra non è solo una mossa, ma la sintesi della sua esistenza, perennemente in bilico e in tendenza verso la vittoria, il suo unico obiettivo.

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La regina degli scacchi: la trama della serie TV Netflix

la regina degli scacchi, cinematographe.it

La regina degli scacchi si concentra sulla storia di Beth e sul suo viaggio per diventare la prima campionessa di scacchi, tra problemi familiari e dipendenza da droga e alcol. Macinando una vittoria dietro l’altra, Beth si palesa agli occhi di tutti come un genio: una giovane capace di mettere in difficoltà anche i giocatori più esperti, sempre intenta a studiare nuove mosse e a farsi ispirare dalla biografia dei grandi maestri. Ma nonostante il talento e la dedizione anche lei, una volta raggiunti livelli elevatissimi, si trova messa alla prova e sotto pressione, in situazioni che la vedono stravolta dal punto di vista fisico e sentimentale e che contribuiscono a disegnare perfettamente quel profilo di genio e sregolatezza che spesso viene affibbiato ai grandi artisti.

Il suo atteggiamento di chiusura e repulsione nei confronti di chi vorrebbe aiutarla la attira in un vortice di malessere e sconforto in cui di fatto precipita negli episodi finali, salvo poi scoprire quella moltitudine di amicizie che adagio l’hanno accompagnata verso la vittoria finale. Tutta la sua carriera di fatto si focalizza, da un certo punto in poi, verso il raggiungimento di un obiettivo: sconfiggere il russo Borgov (Marcin Dorociński), l’agguerrito campione del mondo con cui Beth avrà a che fare più di una volta prima di riuscire a batterlo.
La prima volta, infatti, la ragazza sfida il giocatore russo a Parigi ma ne esce sconfitta, probabilmente anche a causa del mancato riposo e della sbornia della sera prima in cui la coinvolge Chloe. Tuttavia, Beth non è così convinta che la colpa sia stata dell’alcol; come dice per telefono a Benny, non sarebbe cambiato niente. Ma è davvero così? Probabilmente non ci è dato saperlo, ma è chiaro che aver perso ha un effetto drammatico e devastante nella vita della ragazza, che inizia a immergersi completamente nei suoi vizi, facendo abuso di superalcolici e stupefacenti e mostrandosi con un aspetto fisico che predice il suo stato d’animo: persino il modo di truccarsi cambia e l’eleganza lascia il posto a note più aggressive; gli atteggiamenti sono scostanti, provocatori, offensivi.

Beth naviga in un vortice senza senso, rifiutando anche l’aiuto dell’amico Harry (Harry Melling), il quale tenta di convincerla a smetterla di bere, arrivando persino a raccontarle i problemi di alcolismo del padre.
Alla fine accetterà di afferrare, però, la mano tesa dalla sua migliore amica Jolene (Moses Ingram), la ragazza conosciuta in orfanotrofio che non abbiamo più visto dall’adozione di Beth. Sarà lei a darle la carica e lo spirito giusto a rimettersi in sesto, aiutandola addirittura economicamente, viste gli acquisti e le decisioni azzardate prese dalla protagonista.

Cosa succede nell’episodio finale de La regina degli scacchi?

la regina degli scacchi cinematographe.it

Nell’ultimo episodio della serie Beth vola finalmente a Mosca per affrontare Borgov in una partita lunga diverse ore in cui il russo finisce per chiedere una pausa, offrendo così a Beth una buona occasione per vedere chi è venuto a sostenerla: la presenza di ex concorrenti, partner passati e amici le dimostra che non è mai stata così sola come pensava. Il giorno successivo, quando si accingono a riprendere la partita, una Beth totalmente sobria è a vincere. Le sue mosse mettono in seria difficoltà l’avversario il quale, intuendo di star andando incontro alla sconfitta, offre alla giovane la possibilità di un pareggio che li vedrebbe co-campioni del mondo, facendogli salvare la faccia. Ma alla domanda “Patta?” Beth scuote la testa in senso di rifiuto, continuando a muovere i suoi pezzi sulla scacchiera e vincendo il torneo nel Campionato del 1968.

Nelle ultimissime scene, mentre si sta dirigendo verso l’aeroporto di Mosca, Beth scende dall’auto e inizia a camminare dirigendosi verso un parco in cui si trovano un gruppo di uomini, tutti intenti a giocare a scacchi. Uno di loro chiede alla ragazza di giocare: un invito che le ricorda le sue umili radici, rimembrandole le partite e gli insegnamenti del signor Shaibel (Bill Camp). Così la telecamera si concentra ancora una volta sul volto di Beth che, fissando dritto l’obiettivo, dice in russo: “Giochiamo”.

Ecco allora che tutta la grandezza e il successo raggiunto altro non sono state che una giostra che alla fine l’ha riportata a ripensare agli scacchi e a se stessa con lo stesso disincanto di quando era bambina, con meno paura e maggiore consapevolezza.
A dar maggior peso alla sua abilità la dimostrazione che la vittoria è stata possibile non grazie all’uso dei farmaci ma unicamente mettendo in campo il suo intelletto e la sua determinazione, oltre che una ferrea e inaspettata complicità dei suoi amici che, seppur a distanza, l’hanno supportata e aiutata a preparare le sue mosse. Così Beth ha studiato l’avversario, lo conosce come le sue tasche e, nel momento in cui egli si muove sulla scacchiera, lei già sa di avere le mosse giuste conservate in testa, deve solo ricordarle e lo fa in una scena bellissima in cui ancora una volta pedoni, regine e alfieri danzano su un’enorme scacchiera la cui visione è riservata solo agli spettatori e alla protagonista.

La fine della serie non lascia spazio a molti interrogativi: anche gli spettatori non hanno fatto altro che bramare il successo della protagonista e non si aspettano altro che vederla trionfare contro il campione del mondo, l’unico che l’aveva messa seriamente in difficoltà. Eppure qualche interrogativo sorge a proposito del rapporto con quei giovani amici, amanti e avversari che durante gli episodi precedenti a quello finale abbiamo visto avere un rapporto non totalmente idilliaco con Beth. Gli spettatori quindi non si spiegano come possano essere così disponibili nei confronti della ragazza e la risposta è evidentemente racchiusa nelle righe del romanzo di Walter Tevis da cui è tratta la serie.

La regina degli scacchi: il rapporto tra Beth, Benny, Jolene

La regina degli scacchi: guida al cast della miniserie Netflix

Il personaggio di Townes (Jacob Fortune-Lloyd), ad esempio, il giornalista che raggiunge Beth a Mosca per non lasciarla da sola, ha incontrato la protagonista solo in poche occasioni e prima d’allora ha commesso un errore di giudizio che ha portato Beth a diventare incredibilmente fredda con lui. Anche l’amico ed ex avversario Harry (Harry Melling) non ha ricevuto un trattamento positivo dalla ragazza: dopo averla aiutata a prepararsi per sconfiggere i russi i due si allontanano ma, nonostante ciò, cerca di aiutarla a superare i suoi disagi, ricevendo in cambio solo una brutta risposta e delle offese. Eppure, nonostante questo, Harry fa parte della squadra messa su da Benny (il campione di scacchi statunitense interpretato da Thomas Brodie-Sangster) per aiutare Beth. Il rapporto con quest’ultimo è senza dubbio quello che lascia maggiori punti di domanda: il ragazzo ha ospitato Beth nel suo appartamento a New York proibendole alcol e sesso (anche se poi erano finiti a letto). Il suo atteggiamento nei confronti di Benny non è corretto: si rifiuta di sentire i suoi consigli e alla fine sparisce per poi ricomparire solo quando ha bisogno di aiuto. A Beth manca, ma non glielo dice i faccia e questo certo non aiuta il loro rapporto, anche se le azioni del ragazzo fanno intuire che evidentemente lui ha compreso pienamente la natura della scacchista e, nonostante i difetti, decide che è giusto aiutarla e continuare a mostrarle la sua amicizia.

Tutti questi rapporti sembrano un po’ sconclusionati nella serie, ma certamente acquistano senso nel libro di Tevis, in cui le amicizie che Beth stringe sono molto più presenti e organiche. Certamente i rapporti più forti sono quello con Jolene e quello con Benny: con entrambi la protagonista condivide storie, insicurezze e passioni è quindi indubbio che si sia creato un rapporto che va oltre gli sbagli e le situazioni quotidiane.

L’insegnamento finale de La regina degli scacchi

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Concludendo, The Queen’s Gambit mostra la fine di un viaggio personale alla scoperta di se stessi e dei propri limiti mettendo al centro una giovane abituata a sopravvivere, resistere, adattarsi. Il suo status di “orfana” le conferisce un’etichetta che però ella riesce a tradurre in un’accezione positiva, seppur con fatica. Man mano che la serie procede Beth fa delle piccole e grandi conquiste, dalla famiglia alla casa, il suo talento la porta ad avere uno scopo, a raggiungere dei traguardi che la fanno sentire soddisfatta e le consentono altresì di potersi mantenere da sola, senza dipendere da nessuno.
La solitudine, tuttavia, è il suo tallone d’Achille, poiché Beth sa essere geniale ma anche solitaria. Questa condizione però sembra essere una prerogativa del mondo scacchistico americano, come non mancherà di sottolineare Benny, il quale fa notare all’amica come i russi siano più bravi degli americani per via della loro capacità di aiutarsi a vicenda e di fare squadra verso gli avversari. È forse anche per tale ragione che Benny aiuta Beth: la sua visione di una vittoria condivisa, il pensiero di farla vincere, lo spingono a organizzare una vera e propria squadra di supporto che si traduce in una vittoria non solo scacchistica ma anche e soprattutto personale: adesso Beth si sente a casa anche stando da sola con se stessa. Si è ritrovata, e questo è l’importante.

Come ha asserito Anya Taylor-Joy: “Quando ti senti sola, di solito è perché non riesci a vedere oltre la punta del tuo naso. Sei così presa da te stessa che sei convinta che non ci sia nessuno al di fuori, mentre sono tutti lì accanto a te”.

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