La ragazza di Oslo: la serie Netflix è ispirata a una storia vera?

La ragazza di Olso è tratta da una storia vera? Tutti i riferimenti reali alla base della nuova serie tv disponibile su Netflix.

La ragazza di Oslo, nuova serie drama Netflix creata da Ronit Weiss-Berkowitz e Kyrre Holm Johannessen, si aggiunge al ricco catalogo della piattaforma streaming sempre più interessata a prodotti europei, con un’attenzione particolare al Nord Europa che, tra crime investigation e temi storico sociali offre una vasta gamma di imperdibili serie tv. Con Anneke von der Lippe, Amos Tamam, Raida Adon, Andrea Berntzen, Shadi Mar’i, Daniel Litman e molti altri, La ragazza di Olso racconta il rapimento di una giovane norvegese, insieme a due amici israeliani e il tentativo da parte dei genitori di liberarli, aggravato dall’impossibilità di avviare trattative con organizzazioni terroristiche soddisfando così le loro richieste. Disponibile dal 19 dicembre 2021 su Netflix, La ragazza di Oslo non è basata su una storia vera, ma fa riferimento a numerosi fatti realmente accaduti.

La Dichiarazione dei principi

La ragazza di Olso fa riferimento, anche attraverso alcune immagini, a un importante accordo stipulato tra il premier israeliano Yitzhak Rabin e l’organizzazione per la liberazione della Palestina, chiamato OLP, mediato del Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Si tratta della così detta Dichiarazione dei principi, firmata il 13 settembre del 1993. La dichiarazione stabiliva che l’Olp era il legittimo interlocutore politico del neo-stato Palestinese, al quale Israele cedeva dei territori occupati dando all’Olp il diritto di governarli, ritirando così le proprie troppe. Per quanto riguarda la Palestina, l’accordo prevedeva che riconoscesse a Israele il diritto di esistere rinunciando, in più, all’uso della violenza. La Dichiarazione, dopo molte negoziazioni, venne firmata a Oslo perché la Norvegia si era offerta come Stato neutrale per ospitare le delegazioni. Nonostante questo importante ed epocale accordo, non ci fu mai nessuna reale pace tra Palestina e Israele. Scontri e tensioni portarono a numerosi attentati e migliaia di morti, tra cui il massacro alla moschea di Khalil e l’omicidio del Primo ministro israeliano Rabin. Per non parlare degli attacchi israeliani su Gaza. La striscia di Gaza è oggi uno dei luoghi più pericolosi al mondo dove si contano 3189 vittime palestinesi e 1038 israeliane, senza includere arresti, case e strutture distrutte.

La ragazza di Oslo si concentra principalmente sul rapimento della norvegese Pia, dell’israeliano Nadav e della sorella Noa, durante il loro viaggio verso il deserto del Sinai, in Egitto, dove vengono sequestrati dall’Isis. Il gruppo terroristico li avrebbe rilasciati solo in cambio della liberazione di 12 attivisti detenuti in Israele del capo delle forze dell’Isis Abu Salim. Questo, nel corso della serie, sembra l’unico modo per salvare la vita dei 3. I genitori dei giovani ragazzi fanno di tutto per ottenere il loro rilascio e credano che basti soddisfare le richieste dei sequestratori, ma è ormai tristemente noto che le autorità sono sempre più esitanti e contrarie a trattare e negoziare con i terroristi. Questa storia fa riferimento al rapimento, realmente avvenuto, della 31enne norvegese Ingvil Selvik Ask, rilasciata dopo 5 giorni. Ingvild, in viaggio con il fidanzato Amir Omar, è stata rapita, insieme a lui, da un gruppo di beduini armati. Non si trattava dell’Isis, ma di gruppi armati che chiedevano il rilascio delle proprie famiglie detenute perché sospettate di essere coinvolte nell’uccisione di alcuni poliziotti. Ingvil e Amir Omar sono stati poi rilasciati, così come i parenti dei rapitori.

La ragazza di Olso e un dibattito mai concluso

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La serie fa anche riferimento a un alto evento, anche se in modo più marginale avvenuto in Palestina. Nella seconda puntata di La ragazza di Oslo, durante alcune indagini, si parla degli “errori di Benjamin Netanyahu“, cioè il soddisfare le richieste dei terroristi. In particolare viene sottolineato, anche se non ci sono riscontri effettivi, che la maggior parte dei prigionieri scarcerati in cambio della liberazione di ostaggi, sono poi tornati alla milizia jihadista. Anche il personaggio del militare Grant, sulle tracce di Pia, richiama la figura, realmente esistita, di Lior Lotan, che ha condotto il rilascio di due corpi di due soldati uccisi sulla striscia di Gaza. Grant ricorda anche al successore di Lotan, Yaron Blum, negoziatore per il rilascio di Gilad Shalit, caporale rapito da un commando palestinese, liberato dopo 5 anni di prigionia. Shalit è stato liberato solo dopo che 1027 detenuti palestinesi sono stati scarcerati. Un episodio che ha portato a innumerevoli e accese polemiche, ancora oggi al centro di aspri dibattiti.

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