Editoriale | After Life ai tempi del Coronavirus: gli insegnamenti di Ricky Gervais

Una risata ci salverà: dalla malinconia, dalla tristezza, dalla depressione. Forse. Mai come in questo periodo di incertezza e angoscia per un virus che ha cambiato le nostre vite l’ironia e la leggerezza possono servire in parte a sollevarci “dalle ipocondrie, dai turbamenti” che da circa un mese incontriamo per la nostra via, per citare una famosa canzone di Franco Battiato. Si è parlato tanto in questo periodo della realtà che supera di gran lunga la fantasia, di una realtà diventata più spaventosa e inquietante di un film di John Carpenter, più soffocante di 1984 di George Orwell, più assurda di un romanzo di Kakfa o di José Saramago. In questi giorni sono state tante le classifiche stilate sui film apocalittici e distopici da vedere in questo momento, cosa che può ritorcersi contro e provocare più angoscia di quella che, chi più chi meno, già proviamo. Forse sarebbe meglio evitare di immedesimarci in Jena Plissken di 1997: Fuga da New York o nei protagonisti di Cecità film del 2008 di Fernando Meirelles tratto dall’omonimo libro di Saramago.

After Life, cinematographe.it

Paradossalmente, forse, un esempio calzante da seguire in questo momento è l’uomo più cinico e divertente che si conosca, almeno del mondo dello spettacolo: il comico inglese Ricky Gervais o più precisamente il suo alter ego Tony protagonista della serie originale Netflix After Life, la cui seconda stagione è in arrivo sulla piattaforma streaming il 24 aprile. After life, scritta, diretta e interpretata dallo stesso Gervais – per chi non lo conoscesse vi basta guardare su YouTube l’acclamatissimo ed esilarante discorso ai Golden Globes di quest’anno per capire di che pasta è fatto – è un bellissimo inno alla vita che continua nonostante il dolore, la perdita, il lutto. Ma come può una serie uscita nel 2019 essere un monito positivo ai tempi del Corona Virus? Lo è proprio perché come il protagonista tutti stiamo vivendo in questo momento una sorta di lutto, un’angoscia scaturita da una pandemia che ha purtroppo già strappato a molti di noi i propri cari e che anche se non toccati personalmente ci fa vivere nel silenzio assordante che ognuno ha vissuto almeno una volta nella vita dopo la morte di un parente o di un amico.

After Life – Il protagonista della serie come metafora di quello che siamo

Tony, giornalista di un piccolo giornale di provincia, infatti, è distrutto per la perdita della moglie Lisa, morta di cancro, medita il suicidio ed è sprezzante con tutti, infischiandosene dei sentimenti degli altri. Gli unici dei quali sembra importargli qualcosa sono il nipotino George e il cane che la moglie gli ha raccomandato di accudire. Lisa, infatti, gli ha lasciato in “eredità” un video d’addio in cui lo incoraggia a non abbattersi e a vivere serenamente la propria vita dandogli anche consigli pratici e semplici da seguire come dare da mangiare al cane e usare la lavastoviglie: “Non piangerti addosso, fai esercizio e tieni la casa in ordine … non ubriacarti tutto il tempo, non va bene essere un pigrone autocommiserativo … alzati, non crogiolarti nel letto!”. Tutti consigli che Tony puntualmente non segue e che letti in questi giorni sembrano un monito per tutti noi in quarantena che anche in questo difficile periodo, in piena emergenza sanitaria, con enormi perdite di vite umane, abbiamo difficoltà a comprendere l’essenza della vita e ad apprezzare quello che siamo e abbiamo. Se questa tragedia epocale, si spera, ci sta gradualmente aprendo gli occhi a riguardo, il personaggio di Tony, invece, appare esattamente come eravamo prima che la pandemia cambiasse il corso della nostra esistenza: ciechi, sopraffatti da tanti, futili problemi, inclini a commiserarci, depressi, rabbiosi, troppo presi da noi stessi e tendenti a disprezzare le cose e le persone più importanti. Forse lo saremo anche quando torneremo alla vita normale ma quello che sarà diverso è di certo il fatto di esserne consapevoli.

After Life, cinematographe.it

After Life – La bellezza delle persone e della semplicità

“Sei come un troll su Twitter, tu sei infelice e devono esserlo tutti” dice l’infermiera del padre malato di Alzheimer a Tony, stanca del suo atteggiamento insensibile anche verso l’anziano. Quegli stessi anziani che adesso vorremmo abbracciare, come tutte le persone, gli amici, i parenti, i genitori dai quali spesso siamo fuggiti via, che non abbiamo sopportato e che oggi guardiamo con occhi diversi. Anche Tony preso dal suo dolore e non ascoltando nemmeno le parole postume della moglie ha disprezzato gli amici, il cognato apprensivo, i colleghi e tutte le persone che ha incontrato sulla sua strada. Fino a quando alcune di loro hanno risvegliato in lui la parte ormai assopita del suo carattere gioviale, divertente, buono, quel Tony che ancora vuole vivere: come la stessa infermiera del padre alla casa di riposo e la candida vedova con la quale chiacchiera al cimitero.

“Le cose sono più belle se condivise” gli dice la dolce signora che parla ancora con il marito e tutti noi lo stiamo scoprendo in questi giorni: giorni in cui un messaggio, una semplice parola di affetto, una videochiamata, una risata condivisa via Skype o WhatsApp, sdrammatizzare con gli amici, far sentire il nostro amore verso i cari come mai avevamo fatto prima e la consapevolezza di essere tutti uniti nella difficoltà diventano l’antidoto alla tristezza, allo sconforto. Così come Tony riguarda i video della moglie che scherza con lui e gioca con il cane, viva, felice, bellissima, anche noi ci stiamo ritrovando a sfogliare gli “album” dei nostri ricordi, ripensando a quanto eravamo fortunati ad esseri liberi di uscire, ballare, abbracciarci, amare, semplicemente vivere. Gli occhi lucidi di Tony che prende consapevolezza di tutto questo rompono la sua facciata cinica e ci rispecchiamo in lui nella (ri)scoperta delle persone che davamo per scontate e delle cose che ci sembravano più banali: come tornare a casa la sera e mettersi sul divano a guardare la tv abbracciati al cane e ridere tutto il tempo con la propria moglie, entusiasmarsi per aver ricevuto cinque biglietti d’auguri tutti uguali come succede a un vecchietto intervistato da Tony o scoprire il piacere di una semplice chiacchierata anche con la persona più distante da noi come Tony fa con la saggia “professionista del sesso” Daphne. “Voglio fare in modo che il mio piccolo mondo sia migliore” un pensiero che tutti dovremmo seguire dopo aver, forse, capito quanto sia labile e preziosa la vita.

After Life, cinematographe.it

Leggi la recensione della prima stagione di After Life

Contrariamente a quello che molti si aspettavano da Ricky Gervais in After life la sua comicità di solito dissacrante che non fa sconti a nessuno è, invece, imbevuta di una tenerezza e di una grazia che invece di “distruggere” provoca risate che si tramutano in ogni puntata in lacrime di commozione e di gioia. È un inno alla vita raccontato con un pizzico di amarezza, con battute sarcastiche e politicamente scorrette, con la comicità di chi non si prende troppo sul serio ma sa riconoscere la bellezza nelle piccole cose e nelle persone. “Quando capisci che non vivrai per sempre la vita diventa assolutamente magica. Un giorno mangerai il tuo ultimo pasto, sentirai il profumo di un fiore e abbraccerai un amico per l’ultima volta. Potresti non sapere che è l’ultima volta perciò devi fare ciò che ami con passione. Fai tesoro degli anni che ti restano perché non c’è altro”.

Niente male per un cinico e irriverente “bastardo”.