Away. “Le donne sorreggono metà del cielo”

La rappresentazione della donna in Away, la serie spaziale con Hilary Swank nei panni di Emma Green.

“Le donne sorreggono metà del cielo”, queste sono le parole che sono state incise nell’anello che May ha donato a Lu ed è proprio intorno a questa frase che si può costruire una riflessione sulla figura femminile all’interno della serie tv Netflix Away, in catalogo dal 4 settembre 2020. La serie è fantascienza classica ma pone al centro anche tematiche differenti come quelle sulla famiglia, sul sacrificio, sul lavoro e sull’essere donna, essendo femminile la protagonista dello show, la capitana Emma Green, interpretata dalla brava Hilary Swank che veste i panni di una donna forte ma anche fragile. Lei è astronauta ma è anche moglie e madre e dunque la serie si fa di episodio in episodio dissertazione su alcune questioni fondamentali del femminile, a maggior ragione oggi: il lavoro, la meritocrazia, conciliare vita pubblica e privata.

Away: una donna a capo di una missione spaziale

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Lo chiedono subito i giornalisti a Emma e alla sua squadra: cosa vuol dire avere a capo della missione una donna e addirittura giovane? Questa è la domanda che fanno a Misha, l’astronauta con più missioni e anni di lavoro sulle spalle. Perché fare questa domanda? Una domanda priva di senso ormai? Forse sì ma in pratica no; perché è chiaro purtroppo che per una donna è difficile anche in questi anni raggiungere i posti di comando, a maggior ragione se il lavoro scelto è, nell’immaginario collettivo, prerogativa ancora maschile.

Emma – e torna alla memoria la figura di Samantha Cristoforetti che a gennaio di quest’anno ha lasciato l’Aeronautica militare – ha lottato molto per raggiungere quel traguardo. Si, perché per l’astronauta non è stato facile, ha alle spalle una strabiliante carriera nella NASA costruita nonostante una gravidanza imprevista e una famiglia da accudire.

Facile. Se hai un figlio sei un’astronauta migliore, vai in cima alla lista. Le donne le sbattono in fondo alla lista, guarda Melissa, faceva il culo a tutti. […] Non c’è da decidere, io non rinuncio a volare.

Con queste parole si vuole raccontare la storia di tutte quelle donne che vengono messe da parte, allontanate dal posto di lavoro perché incinte, o almeno quanto sia complessa la vita di una donna. Lei non vuole rinunciare a volare e infatti non lo fa ma non è stato sicuramente semplice. Quel “sono incinta” terrorizza, spaventa tanto che all’epoca aveva pensato di non portare avanti la gravidanza – il suo personaggio si scontra con Melissa che ha scelto di rimanere a terra – non perché non lo volesse ma per ciò che questo avrebbe significato.

“Sei nata per questo”

La donna, quando decide di portare avanti la gravidanza, ha creduto di avere una vita segnata, di rimanere a casa mentre il marito era nello spazio, invece è andato tutto al contrario: Matt ha scoperto di essere malato, la Nasa lo ha lasciato a terra ed Emma ha potuto vivere il suo sogno perché come l’uomo le dice, dal letto d’ospedale, per spingerla a non rinunciare al suo lavoro: “Sei nata per questo”.

Quando lei sbaglia, all’inizio della missione, compiendo un gesto presa dal panico, deve dimostrare di essere all’altezza, di essere dedita al suo lavoro e alla sua squadra. La donna purtroppo è sempre messa alla prova come se non avesse raggiunto nessun traguardo. Emma, nonostante sia il comandante della più ambiziosa missione spaziale internazionale, sarà messa in discussione molto più di quanto capiti ad un uomo; nonostante si tenti di “normalizzare” il rapporto tra sessi e mondo del lavoro – sono molte le donne che lavorano in questo ambiente – è chiaro che ci sia comunque ancora molto da fare sia culturalmente che socialmente.

Le donne chiedono molto a se stesse, chiedono di essere delle eroine, non delle donne in carne e ossa; nel momento in cui Matt, il marito di Emma, ha un ictus e si ritrova su un letto d’ospedale Emma si ritrova nuovamente di fronte a un bivio. Partire o rimanere? Tornare a casa e stare accanto alla sua famiglia – facendo ciò che molti del suo equipaggio vorrebbero che lei facesse – o partire per Marte? Scelta difficile, se non impossibile, perché inevitabilmente, o in un modo o nell’altro, la donna perde qualcosa; il terapeuta che segue gli astronauti compie la sola riflessione possibile: l’unica che può prendere questa decisione è lei – in questa citazione c’è tutto il discorso fatto intorno alla questione femminile. Sono le donne a dover scegliere cosa fare e quale strada far prendere alla loro vita.

Away. Emma cosa lascia indietro?

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Non partirai mamma, vero?! […] Mamma, ho bisogno di te

Con queste parole Lex chiede alla madre di non partire, di rimanere con lei, di non abbandonarla perché lei non ha chiesto di avere una madre diversa dalle altre. In queste parole c’è tutto il dramma di molte mamme che lavorano e che si sentono, non tutte e ovviamente non totalmente, in colpa nel lasciare i loro figli.

Lo so piccola, vorrei essere lì ma non posso adesso perciò ho bisogno che tu sia forte

Come Emma ha messo da parte molte cose, chiede di fare lo stesso a sua figlia e le chiede responsabilità, aiuto, coraggio e maturità.

tu e tuo padre siete tutto per me e io non vi abbandonerò

Dice così Emma, come se dovesse ricordarlo non tanto a sé e neppure a sua figlia ma alla società che chiede alle donne di conciliare vita lavorativa e privata ma lo fa senza dare loro la possibilità di farlo e spesso ciò che resta è scegliere con sofferenza. Lei è costantemente combattuta tra la voglia di raggiungere Marte e il dolore per ogni singola ora vissuta lontano da marito e figlia. Nel corso degli episodi Emma sarà divisa tra i problemi da risolvere per arrivare tutti sani e salvi su Marte e quelli sulla Terra e quindi lei è spesso al telefono – si interessa come qualunque altra madre al rendimento scolastico della figlia -, in videochiamata, davanti allo schermo mentre scrive mail chiedendo e dando supporto.

Emma si comporta come se i suoi compagni fossero la sua famiglia, si sacrifica per loro e mentre raggiungono i traguardi il senso di colpa che prova per essersi allontanata dai propri cari è più sopportabile. La serie mette in scena la problematicità e le contraddizioni di un personaggio moderno pieno di luci e ombre.

Away: le differenze tra Emma e le altre figure genitoriali

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Forse un giorno potresti perderla la tua famiglia; è difficile conciliarla con il lavoro. Credimi io ci ho provato

Misha, l’astronauta russo, dice questo ad Emma dopo aver risolto insieme il problema nonostante le incomprensioni che i due avevano avuto. L’uomo racconta di aver avuto problemi proprio perché non era presente in famiglia: dopo la morte della moglie lui, dopo un periodo in cui era rimasto a casa accanto a sua figlia, aveva deciso che l’unica maniera per sopravvivere era continuare a lavorare perdendo gli anni di crescita della figlia e di conseguenza il rapporto con lei. Misha non ha un rapporto con lei che, cresciuta, madre anch’essa, continua a vivere serbando rancore e rabbia nei confronti dell’uomo che non ha mai considerato padre.

Sembra comunque diverso il modo in cui ancora uomo e donna vivono questa condizione, forse perché culturalmente è considerato normale che un uomo sacrifichi la famiglia per lavoro, meno normale la situazione contraria. Awaydimostra come le vite, le esistenze di quegli uomini e di quelle donne siano molto più simili di quanto si possa immaginare: lei, proprio come Misha, ama la propria famiglia e il proprio lavoro ma sceglie nonostante il dolore.

La sorte che tocca a Emma tocca anche a Lu, l’astronauta cinese che ha un figlio, rimasto con il padre, ed è innamorata di una collega ma per cultura e società, ha deciso di mettere da parte i sentimenti e vivere secondo le regole sociali.

Emma: “Come ci riesci? […] sembri sempre così coraggiosa”

Lu: “Potrà sembrare che io lo sia ma se penso che starò tre anni senza mio figlio, il mio cuore va in mille pezzi e lo so che non potrò mai più vedere May. Io guardo da quella parte (puntando il dito verso il cielo), tu nella direzione sbagliata, comandante Green.”

Lu ha una diversa visione del mondo, proprio forse per una questione culturale ma sottolinea quanto per lei sia un sacrificio stare lontano da chi ama. Intorno a lei poi si concentra un altro tema: lei ama un’altra donna e per questo diventa motivo di pettegolezzo. Proprio a quel punto si vede l’emotività e l’empatia che Emma ha nei confronti della compagna di missione; in quanto donna ben conosce le battaglie e le lotte che una donna deve affrontare. Riconosce quella stessa condizione che tocca in parte anche lei, in quanto lavoratrice e madre.

Away: dalla parte dei figli

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Perché hai dovuto fare tutto questo. Non puoi essere solo la mia mamma? Lo so che sono egoista. Vorrei che fossi qui come Melissa

Queste sono le parole che Lex dice alla mamma; racconta il disagio, la rabbia di una ragazza che si sente sola e anche un po’ abbandonata. Lex deve rimanere per tre anni senza Emma, mentre si sta innamorando, mentre ha bisogno dei suoi consigli, la madre dal canto suo cerca di indirizzarla, di insegnarle a scegliere la strada meno battuta, o meglio quella che lei vuole. Le ricorda che deve ascoltare il padre di cui e con cui condivide l’educazione e le idee, e che ha un grande patrimonio, avere due donne – la zia e Melissa – che le possono essere d’aiuto.

Emma dimostra che una donna può fare tutto, può fare un lavoro complesso, considerato maschile da molti, può avere una famiglia, e nonostante il senso di colpa vivere entrambi i suoi ruoli con tenacia, coraggio. Questo lo si può vedere anche nella figura di Lex che impara fin da piccola che lei ha la libertà di essere tutto ciò che sogna.

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