All American Nightmare – Rapimento in California: la storia vera di Denise Huskins

All American Nightmare è una miniserie in tre episodi che racconta il caso di cronaca nera della californiana Denise Huskins: la sua storia, putroppo, è tutta vera!

All American Nightmare – Rapimento in California è la nuova miniserie Netflix che, in tre lunghi episodi, racconta l’agghiacciante storia di Denise Huskins e del suo rapimento, con conseguenze mediatiche e giuridiche inaspettate. La docuserie è diretta da Bernadette Higgins e Felicity Morris, autrici anche di Il truffatore di Tinder, un’altra storia di true crime che ha sconvolto il mondo per la sua ingiustizia.

Al centro della storia raccontata è un caso di cronaca che ha letteralmente creato una bufera mediatica nel marzo del 2015, portando allo svelamento di una losca omertà della polizia di Vallejo, California, che porta la protagonista di questa storia dal ruolo di vittima a quello di colpevole. Scopriamo insieme la vera storia, quella dolorosa e ingiusta di Denise Huskins e il suo compagno Aaron Quinn, che ha ispirato la serie Netflix!

All American Nighmare, la storia di Denise Hutchins e Aaron Quinn: il caso Gone Girl

All American Nightmare cinematographe.it

All American Nightmare racconta un caso di cronaca che a vederlo svolgersi sullo schermo ci si chiede come – e se mai – possa essere vero. La vita di una coppia di giovani, Denise Hutchins – 29 anni all’epoca dei fatti – e del suo compagno Aaron, 30 anni, viene sconvolta il 22 marzo 2015. Dopo essersi incontrati nel 2014 a Vallejo, California, e colleghi di lavoro – sono entrambi fisioterapisti – i due decidono di iniziare una relazione. Un’ombra accompagna gli innamorati per i primi mesi, quella dell’ex ragazza di Aaron, Andrea.

Ma proprio la sera del 22 marzo 2015, Denise si reca a casa di Aaron a Mare Island per decidere cosa fare del loro futuro: si riappacificano, chiariscono, vanno a dormire. Nel cuore della notte una luce lampeggiante li sveglia: un uomo li lega, esprime la sua intenzione di rapinarli. Aaron viene drogato, ma Denise sparisce nella notte insieme all’uomo.

Il 23 marzo Aaron chiama la polizia, denuncia la scomparsa della sua fidanzata, ma qualcosa di orribile inizia ad accadere davanti agli occhi del ragazzo: gli agenti lo portano alla stazione di polizia di Vallejo, gli pongono domande di ogni genere, ma non sembrano trattarlo come una vittima. Presto, la realtà divene chiara: sospettano di lui e cercheranno – con le buone o con le cattive – di portarlo ad una confessione. Nonostante le pressioni, Aaron non cede alle provocazioni. Nel frattempo, il cellulare che avrebbe dovuto servirgli per poter rispondere al rapitore di Denise gli viene sottratto e messo in modalità aereo. Di Denise non ci sono notizie per 24 ore: la stampa americana decide che Aaron è un perfetto sospettato di omicidio, la bella e bionda Denise una vittima ideale. Le cose cambiano e prendono una piega ancora più sorprendente, però, quando dopo qualche ora il rapitore rilascia un audio della donna: afferma, con voce tranquilla e laconica, di essere stata rapita ma di stare bene.

Dopo 48 ore, Denise viene immortalata da una telecamera di sicurezza fuori la porta della sua casa di famiglia, dove ancora vivono i suoi genitori, a Huntington Beach. “Tutto è bene quel che finisce bene” si potrebbe pensare inizialmente, ma questo è solo l’inizio.

Denise: vittima o villain fincheriana? I media e la polizia contro Huskins

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Il ritrovamento di Denise Huskins raccontato in All American Nightmare, apparentemente illesa e in grado di deambulare sulle sue gambe, è solo l’inizio di un caso mediatico che le renderà la vita un inferno. La giovane racconta la sua storia, con ricchezza di dettagli sul rapimento, il tragitto percorso con quella che le sembrava essere una Mustang, gli occhi coperti da un paio di occhiali da nuoto, le violenze subite e la detenzione in una stanza per 48 ore. Ricorda il suo rapitore, di cui ha sentito solo la voce, ma ricorda bene le parole. Le ha detto di stare ferma, di non protestare, che dovrà fare sesso con lei per assicurarsi che non vada alla polizia, minaccia di fare un video e di postarlo online in caso di denuncia. Lui è gentile, poco brutale, le promette che una volta pagato il riscatto la libererà, massimo entro 48 ore.

Per la polizia di Vallejo il racconto di Denise – come anche quello del compagno Aaron – non ha credibilità: denunciano pubblicamente la coppia, additandoli come bugiardi e truffatori. Denise viene paragonata al personaggio interpretato da Rosamund Pike nel film – uscito poco prima nello stesso anno – Gone Girl, diretto da David Fincher. Il suo caso è ufficialmente chiamato “The Gone Girl Case” dai media americani. Per anni e anni Denise deve difendere la sua reputazione, riceve calunnie e offese sui social. L’unica cosa che funziona alla perfezione è il rapporto con Aaron, ma loro vita è da reclusi, condotta lontano dai riflettori accusatori.

Ma la situazione sta per cambiare: alcune mail piuttosto insistenti arrivano a un giornalista del San Francisco Chronicle, sono da parte del presunto rapitore di Denise. La polizia di Vallejo sostiene la teoria della bufala fino alla fine, ma la determinazione di una detective – una “novellina”- riporta chiarezza e gioia nella vita di Denise e Aaron.

L’intervento della detective Misty Carausu

La neo-detective della polizia di Dublin, California, è la chiave che risolve il caso e porta la verità. Messa ad indagare su un caso di rapimento e effrazione, molto simile ad altri casi avvenuti sul territorio californiano nell’ultima decade, Misty indaga indefessamente e trova un nome: Matthew Muller. Riesce, così, a collegare l’ex Marine e studente di Harvard a una lunga serie di incidenti e denunce di aggressione sessuale. In un sopralluogo nell’abitazione di Muller, Carausu individua un paio di occhiali da immersione coperti con nastro isolante. Tre le lenti, è incastrato un singolo lunghissimo capello biondo: ed è da questo singolo reperto che la determinazione di Misty diventa implacabile, assetata.

La dedizione della detective alla causa, con ricerca, insistenza e prove schiaccianti, arriva a svelare la verità: Denise non ha mai mentito, era sempre stato tutto vero. Il capello biondo è suo e ora la sua vita può ricominciare.

All American Nightmare: il lieto fine

La storia di Denise Huskins e Aaron Quinn ha un lieto fine: nel 2018, tre anni dopo la risoluzione del caso e la condanna a 40 anni di carcere per Matthew Muller, la coppia convola felicemente a nozze. Ma il loro sogno non finisce qui: nel 2020 nasce la loro prima figlia, Olivia, mentre nel 2022 alla famiglia si aggiunge anche la splendida Naomi.

Nel 2021 i coniugi hanno ricevuto delle scuse formali per l’accaduto, ma la loro denuncia nei confronti delle autorità di Vallejo si è risolta con un patteggiamento di 2,5 milioni di dollari. Gli agenti coinvolti nel loro caso, coloro che per ore li hanno tenuti sotto torchio cercando di estorcere una confessione impossibile, non hanno ricevuto nessuna pena o condanna. “Nessuno può capire quello che ho passato io, se non lui e viceversa”, ha raccontato la donna alla stampa. “Abbiamo superato una tragedia insieme, e insieme siamo risorti dalle ceneri” ha ribadito il suo amato Aaron.