Il Capitano Maria: Vanessa Incontrada racconta la sua esperienza in divisa
Vanessa Incontrada è il capitano dei Carabinieri Maria Guerra ne Il Capitano Maria, la nuova fiction Rai: una vera sfida per l'attrice spagnola, che per la prima volta indossa la divisa, dando vita ad un personaggio forte ma allo stesso tempo sensibile
L’attrice spagnola Vanessa Incontrada veste i panni del capitano dei Carabinieri in Il Capitano Maria, la nuova fiction targata Rai, in onda dal 7 maggio. Composta da quattro puntate, la serie segue le vicende del capitano Maria Guerra, ufficiale dei Carabinieri ma anche madre di due figli che, decisa a tornare nella sua città natale nel sud Italia, dovrà fare i conti non solo con i fantasmi del passato ma anche con la criminalità organizzata.
Un personaggio forte, una donna divisa tra il lavoro e la famiglia: capitano dei Carabinieri deciso ma anche madre sensibile, che deve avere a che fare con una figlia adolescente ribelle. Una vera sfida per la Incontrada, che per la prima volta veste la divisa e che è riuscita a dare vita ad un personaggio complesso, una figura femminile simile a molte donne dei nostri giorni.
Il Capitano Maria: la forza di una protagonista femminile in un mondo di uomini
Per la prima volta in una fiction Rai, Il Capitano Maria racconta una storia con protagonista un ufficiale donna, a capo di un gruppo di uomini, in una realtà lavorativa quasi completamente maschile. Un personaggio dalle mille sfaccettature, protagonista di una serie che la Rai ha deciso di mandare in onda di lunedì. Una scelta molto importante, come ha dichiarato Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction:
Il lunedì è la collocazione delle serie evento, in particolare poliziesche e crime: il nostro intento è quello di creare un appuntamento con le serie di valore cinematografico sotto il profilo della realizzazione e che raccontano l’Italia attraverso il genere.
Una serie che rientra perfettamente nella tradizione della Rai e nel rapporto che la rete ha con il corpo di Carabinieri, ma che nello stesso tempo ha molti elementi di innovazione. Già nel titolo, spiega sempre Andreatta, troviamo tutta la complessità delle protagonista e il conflitto interno che la donna vive tutti i giorni:
Il capitano è il responsabile, chi comanda e deve indagare, mentre Maria è il nome che leghiamo per eccellenza alla maternità: proprio nel titolo c’è la sintesi di questa nostra storia, perché abbiamo una donna che si trova a ritornare nel suo paese d’origine per affrontare la criminalità organizzata e contemporaneamente deve confrontarsi con i problemi di donna e di madre.
Una storia quella de Il Capitano Maria che poteva essere raccontata solo in Italia, che con i suoi paesaggi del sud, ricchi e complessi allo stesso tempo, diventa quasi co-protagonista del racconto, come ha affermato lo stesso regista Andrea Porporati:
In Puglia siamo riusciti senza difficoltà a mettere insieme una serie di luoghi che sono co-protagonisti della storia perché hanno una forza e una bellezza, una violenza e una poesia che si trova in pochissimi altri paesi. Era molto importante perché la nostra storia mette insieme cose profondamente tipiche della contemporaneità, ma le racconta in un modo semplice, quasi da favola, soprattutto attraverso lo sguardo di persone normali. Sono persone normali costrette a confrontarsi con delle emergenze, che possono essere di tipo criminale ma anche semplicemente esistenziali, come i problemi famigliari e dei figli.
Maria Guerra infatti è una donna normale, come tante altre, che deve dividersi tra il lavoro e la famiglia, ma soprattutto fare i conti con problemi diversi nello stesso momento. E affronta le situazioni che si trova di fronte come una persona normale, come ha spiegato lo stesso regista:
Nella letteratura e nel cinema sono stati raccontati tanti personaggi di investigatori e ognuno è caratterizzato da una qualità particolare: nel caso del capitano Maria, lei riesce a risolvere le cose perché è una persona sensibile, con la sensibilità tipica di una donna che ha a cuore le persone con cui il suo lavoro la porta a interagire. Non solo risolve il caso ma cerca di risolvere i drammi umani che il caso ha prodotto.
Una sensibilità che Vanessa Incontrada è riuscita ad esprimere perfettamente: l’attrice infatti ha portato sullo schermo tutta la complessità del personaggio, sia con indosso la divisa che con i semplici panni da madre. Un personaggio, quello de Il Capitano Maria, che l’attrice ha amato molto:
Maria Guerra mi ha insegnato che quando scappi non importa dove vai, perché se non risolvi i problemi, quelli ti seguono. Maria in realtà pensa di far bene ritornando nella sua piccola città, dove tutto è più semplice, ma in realtà non è così perché proprio lì trova altri tipi di problemi da risolvere. E soprattutto dovrà fare i conti con i fantasmi del suo passato. Il Capitano Maria mi ha dato una formalità e una disciplina che non appartiene a Vanessa, perché io sono sempre un po’ goffa.
Maria Guerra è una donna normale, costretta a fare i conti con delle emergenze e con un ruolo istituzionale importante. Ma non è un’eroina, come ha dichiarato la stessa Incontrada:
Maria non è un’eroina: è una donna molto normale, con un ruolo sicuramente importante, come molte altre donne hanno. Ha un lavoro importante ma è anche mamma, che è un altro ruolo fondamentale.
Il Capitano Maria: il racconto della realtà dei nostri giorni
Il Capitano Maria non racconta solo la storia di una donna, ma cerca di portare sullo schermo una rappresentazione della realtà di oggi, complicata e crudele così come è. Una realtà fatta di criminalità organizzata e di giovani spesso soli e immischiati in situazioni pericolose. E sono proprio i ragazzi di oggi che Porporati racconta con un linguaggio forte, quegli stessi ragazzi che però cercano di reagire e di prendere in mano le proprie vite, come ammette lo stesso regista:
Ci sono dei problemi nella generazione dei ragazzi di oggi, come ci sono stati anche in passato. Il modo con cui si presentano oggi però è nuovo e diverso. Una delle forze che agiscono in questa città poi è proprio quella dei ragazzi: una generazione che patisce la crisi. Se per gli adulti infatti la crisi ha ucciso il presente, per i giovani ha compromesso seriamente la loro idea del futuro. Secondo me non c’è severità nella rappresentazione degli adolescenti ma partecipazione nel raccontare i problemi che oggi devono affrontare.
La storia de Il Capitano Maria poi prende spunto anche dai fatti della cronaca di tutti i giorni, dai problemi che affliggono ormai da anni la nostra società. Ma cerca di mandare un messaggio di speranza, come ha dichiarato ancora il regista:
Il terrorismo mafioso è una realtà che l’Italia ha purtroppo vissuto ed una cosa alla quale ovviamente ci siamo rifatti. Nel film è inserito per raccontare come anche una minaccia così angosciosa può essere superata. Maria mette insieme una serie di persone, dai bambini ai propri colleghi, per risolvere una situazione e uscire dal pericolo, che è un po’ quello che la nostra società cerca di fare: trovare un modo nuovo di stare insieme per risolvere problemi nuovi che si sono venuti a creare.
Il Capitano Maria racconta la storia di una donna come tante altre, divisa tra i doveri del lavoro e quelli di madre. Ma nello stesso tempo racconta la nostra società, con tutte le difficoltà che ogni giorno dobbiamo affrontare.