The elephant man: 5 curiosità sul capolavoro di David Lynch
Dietro la maschera, un’anima fragile: scopriamo i segreti del film più umano di David Lynch.
The elephant man è molto più di un semplice biopic: è un’esperienza cinematografica profondamente toccante, che ha dimostrato come David Lynch potesse unire la sua visione onirica e disturbante a una sensibilità drammatica e classica. Uscito nel 1980 e interpretato magistralmente da John Hurt e Anthony Hopkins, il film racconta la vita vera di Joseph Merrick (chiamato John nel film), un uomo affetto da deformità fisiche estreme nella Londra vittoriana. Ecco alcune curiosità su The elephant man che ti faranno guardare il film con occhi nuovi.
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1. John Hurt impiegava diverse ore al giorno per il trucco

L’interpretazione di John Hurt è una delle più intense e commoventi della storia del cinema, ma dietro quel volto deformato si nascondeva una vera e propria impresa fisica e psicologica. Il trucco prostetico, creato da Christopher Tucker, era composto da quattordici pezzi separati, realizzati in lattice e silicone, che dovevano essere applicati ogni mattina con estrema precisione. Il processo richiedeva tra le sette e le otto ore al giorno, e costringeva Hurt a iniziare il trucco intorno alle 5 del mattino, ben prima dell’arrivo della troupe sul set. Una volta indossato il trucco, l’attore non poteva né mangiare cibi solidi né riposare comodamente: doveva restare seduto, perfettamente immobile per ore, spesso sotto luci cocenti e costumi pesanti. A fine giornata, la rimozione richiedeva un’altra ora, per non danneggiare la pelle.
2. Con The elephant man nacque la categoria “Miglior trucco” agli Oscar
Uno degli aspetti più impressionanti e memorabili di The elephant man è senza dubbio il trucco prostetico usato per trasformare John Hurt in Joseph Merrick, un uomo affetto da una grave deformità fisica nota all’epoca come neurofibromatosi o sindrome di Proteo. L’effetto era talmente realistico e toccante da suscitare un impatto emotivo immediato sullo spettatore. Ma ciò che sorprende ancora oggi è che non ricevette alcuna candidatura all’Oscar per il miglior trucco. E per un motivo molto semplice: quella categoria non esisteva ancora. La pressione esercitata dagli addetti ai lavori e dai critici portò l’Academy a una svolta storica: a partire dall’edizione successiva, nel 1981, venne introdotta ufficialmente la categoria “Best Makeup” (Miglior trucco).
3. Stanley Kubrick lo adorava
Stanley Kubrick, noto per la sua meticolosità e severità nei giudizi, apprezzava profondamente The elephant man. In una rara intervista, lo citò come esempio di cinema perfettamente equilibrato tra emozione, forma e contenuto. Per un regista che raramente mostrava entusiasmo per il lavoro altrui, si tratta di un riconoscimento straordinario. Ed è anche la conferma che Elephant Man non è solo un film commovente: è un’opera d’arte completa, capace di ispirare anche i maestri del cinema.
4. The elephant man: la storia vera di John Merrick dietro al film di David Lynch

Come è noto ai più, il film di David Lynch prende spunto da un personaggio realmente esistito nell’Inghilterra vittoriana, ovvero John Merrick (nato a Leicester il 5 agosto 1862 e morto a Londra l’qq aprile 1890), un cittadino britannico conosciuto col soprannome di “Elephant Man” a causa della deformazione, dovuta a una malattia genetica. Dopo essere stato cacciato di casa, John finì per prendere parte ai freak show, diventando quindi un fenomeno da baraccone e raggiungendo la fama per vai del suo aspetto.
La produzione del film, in cui a interpretare John Merrick è l’attore John Hurt, ottenne l’accesso al calco del vero cranio di Joseph Merrick, conservato all’ospedale di Londra, dove fu curato. Da lì venne ricostruito il trucco, rendendolo quanto più realistico possibile. La famiglia reale britannica elogiò la fedeltà storica del film.
5. Mel Brooks come produttore
Non tutti ricordano (o sanno) che il geniale comico e autore di film satirici come Frankenstein Junior è il produttore esecutivo di The elephant Man. Fu Brooks, infatti, a scoprire la sceneggiatura e ad affidarla a David Lynch, all’epoca ancora poco conosciuto, dopo esser rimasto estasiato dalla visione di Eraserhead qualche anno prima. Per evitare che il pubblico pensasse a una commedia, chiese di non essere accreditato nei materiali promozionali.
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