Cuore selvaggio: 5 curiosità che forse non sai sul film di Lynch
Un road movie surreale, dark e romantico, firmato dal genio visionario di Missoula, attraverso 5 curiosità
Cuore selvaggio (1990) è un film che ha diviso critica e pubblico sin dalla sua prima apparizione al Festival di Cannes. Diretto da David Lynch, è tratto dal romanzo omonimo di Barry Gifford, ma trasfigurato completamente dalla visione surreale del regista. Interpretato da Nicolas Cage e Laura Dern, è un film che mescola noir, road movie, favola malata e violenza pulp, mantenendo però al centro una struggente storia d’amore simile al mito di Bonnie e Clyde. Cuore selvaggio è diventato un cult assoluto del cinema anni ’90. Ecco 5 curiosità che rendono ancora più affascinante e disturbante questo gioiello lynchiano.
1. Festival di Cannes con fischi alla premiazione

Curiosamente, Cuore selvaggio riscosse pareri forti e contrastanti al Festival di Cannes nel 1990. Quando il film vinse la Palma d’Oro, ci furono molti fischi e proteste da parte della critica e del pubblico. Il film fu divisivo sin dall’inizio: c’è chi lo considerava una caricatura violenta del sogno americano, chi un’opera punk e selvaggia, chi solo una provocazione senza sostanza. Lynch stesso ha dichiarato che “era una storia d’amore, ma tutti vedevano solo la violenza.”
2. Nicolas Cage e la performance canora
Nicolas Cage, nel ruolo di Sailor Ripley, volle rendere il personaggio una specie di reincarnazione rock di Elvis Presley. Non fu solo un’idea estetica: Cage cantò davvero tutte le canzoni nel film, tra cui Love Me e Love Me Tender. Nessun playback, nessuna controfigura vocale: la voce è davvero la sua. David Lynch apprezzò così tanto l’idea da far diventare la musica di Elvis un simbolo ricorrente del legame tra i due protagonisti. Un dettaglio che aggiunge ulteriore spessore a una storia d’amore viscerale e disperata.
3. Differenze tra romanzo e film

Il libro di Gifford è scritto con uno stile minimalista e asciutto, vicino alla tradizione del realismo sporco americano (alla Charles Bukowski o Raymond Carver, per intenderci), con dialoghi secchi, ambientazioni crude e un’atmosfera sporca, sensuale e violenta, ma sempre radicata nella realtà. Il Cuore selvaggio di Lynch è invece una visione deformata, onirica, simbolica e barocca. Il film è pieno di sequenze che deragliano nel surreale: sogni, apparizioni, inserti fiabeschi, luci sature, performance teatrali. Un’opera decisamente più “lynchiana”, insomma, come è giusto che sia.
4. La scena con serpenti veri
In una scena chiave, Sailor e Lula camminano lungo la strada quando un serpente reale attraversa il loro percorso. Non si tratta di effetti speciali o animali finti: David Lynch volle serpenti veri per mantenere un senso di pericolo autentico. La reazione sorpresa di Laura Dern è in parte genuina: l’attrice non era stata informata in anticipo, e il suo stupore contribuisce a rendere la scena più viva. Il serpente diventa simbolo di un mondo caotico, pronto a mordere chiunque abbassi la guardia.
5. Il finale improvvisato

Nel romanzo di Barry Gifford, il finale è amaro e disilluso: Sailor esce di prigione dopo sei anni, ritrova Lula e il loro figlio, ma qualcosa si è spezzato. I due non si baciano, non si promettono nulla. Lynch, però, non gradiva questa conclusione cinica. Durante le riprese, sente che la storia di Sailor e Lula ha bisogno di redenzione, di una chiusura lirica, quasi spirituale. Così disse a Nicolas Cage: “Ho avuto una visione. Tu devi correre in mezzo al traffico. Corri da lei. Cantale Elvis. Devi essere pronto a dichiarare l’amore con tutto te stesso.” Anche la precedente apparizione della fata buona (una reminiscenza da Il mago di Oz) non era prevista dal copione, ma il regista la inserì come “intervento divino” all’interno della risoluzione finale.
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