Tintoretto, l’artista che uccise l’arte: recensione del film di Erminio Perocco

Tintoretto, l’artista che uccise la pittura è il film ideale per chi ama guardare anche al di là dell’arte!

Tintoretto, l’artista che uccise la pittura è un documentario biografico per la regia di Erminio Perocco; un progetto realizzato in collaborazione con la rete televisiva franco-tedesca Arte che vede una coproduzione internazionale firmata dalla casa di video produzione Zetagroup con Kublai film, Videe, ZetaGroup, Gebrued Beetz Filmproduktion. In cento sale italiane dall’11 Aprile al 13 Aprile.

Il racconto filmico di Jacopo Robusti, detto Tintoretto, si svolge in una fredda Venezia, dai colori invernali, che appare meno maestosa di come abitualmente si mostra. Fin da subito, l’atmosfera contribuisce a sottolineare la matrice analitica e la ricerca storiografica e artistica alla base del documentario.
Tintoretto, l’artista lagunare per eccellenza, vissuto in una Venezia ricca e opulenta, convive con le contraddizioni di un’epoca che risente dell’eco riformistico delle tesi luterane e delle dogmatiche posizioni del Concilio di Trento. Lo stesso Giorgio Vasari, storico dell’arte, definì l’artista, che vide più volte al lavoro, “il più terribile cervello che la pittura abbia mai avuto”; stravagante, capriccioso, veloce e risoluto, ribelle: forse l’artista veneziano più irriverente.
Tintoretto, l’artista che uccise la pittura è un suggestivo passo a due che analizza e confuta l’inquietante immagine che Sartre propone nel suo saggio sull’artista; un’analisi caratterizzata da un approccio indubbiamente socio-storicistico che si concentra soprattutto sul rapporto del pittore con la sua città, una città che rileva una sorta di inganno ai danni del bambino “prodigio” segnato dal rifiuto di Tiziano che per primo aveva colto la precoce genialità di Jacopo e per questo la temeva.

Tintoretto, l’artista che uccise la pittura: il primo regista cinematografico tra luci e profondità sceniche

Tintoretto vive in un’epoca di trasformazioni, in cui emergono le tante contraddizioni e le certezze della “bellezza rassicurante” man mano cominciano a vacillare; è in atto il processo di corrosione del sacro ad opera del profano. Per l’artista è urgente reinventare la “bellezza convenzionale”. Tintoretto ne è ben consapevole e la sua capacità artistica, innovativa nel caratterizzare in modo essenziale i temi del cambiamento, fanno di lui, come afferma lo stesso Sartre “il primo regista cinematografico”.

Effettivamente, in tutti i dipinti presenti nel documentario, l’abile ma anche appassionato Erminio Perocco coglie pienamente le sfumature degli affreschi mettendo in evidenza come per l’artista fosse importante trovare un punto di vista “alternativo” lavorando con prospettive inusuali e strane profondità ed evidenziando il ruolo centrale della luce che offre profondità alla scena. Comparazione perfetta tra pittura e cinematografia.
Il documentario ricorda la forza creativa del genio, il quale ha osato invertire l’ordine delle cose creando un nuovo ordine; ha osato dar peso agli “angeli” con una pittura che sarà una netta linea di demarcazione con il classicismo e il rigore formale. Un artista alla ricerca di una spazialità fino allora inconsueta. Un artista dal carattere energico, non facile, consapevole però del proprio talento.

Perocco, veneziano come Jacopo Robusti, ama la sua Venezia e ama il Tintoretto, figlio “maledetto” di una città, culla delle più importanti espressioni artistiche di tutti i tempi! Erminio Perocco, figlio di uno storico dell’arte veneziano, Guido, autore regista di diversi documentari tra cui La bellezza e il senso (Patriarcato di Venezia) e RomaSiti (Camera di Commercio di Roma), traccia il percorso artistico e umano di uno dei più grandi artisti e, forse per questo motivo non sempre compreso, della Scuola veneziana, la sua pittura narrativa, l’intensità della scena e la drammaticità dei suoi dipinti, i nuovi metodi di ricerca, le scelte, la capacità di far convivere sacro e profano.
Un lavoro, Tintoretto, l’artista che uccise la pittura, rivolto ad una nicchia di amanti ed intenditori che amano guardare anche al di là dell’arte!