I sogni non portano il pane in tavola. Ma non sognare è spaventoso

Ji-hoon (Lee-Seung-Hun) è un attore squattrinato appena lasciato dall’amante perché privo di prospettive stabili; Eun-yeong (Han Hae-In), dopo aver denunciato il compagno per molestie, viene giudicata male dai colleghi di lavoro. Nella cornice di un’incantevole Seoul notturna si avvera l’incontro fortuito dei due giovani, che sul ponte del fiume Han iniziano una profonda conoscenza. Cinema e musica diventano gli unici canali di comunicazione per la coppia, che passeggia in solitaria raccontandosi all’altro – sconosciuto e conoscibile. Lentamente le immagini si affrancano dalla mente e si realizzano, autonome, consistenti ma impalpabili: la regressione ai giochi tipici dell’infanzia è un tentativo di studiarsi e comprendersi a fondo, liberarsi delle convenzioni sociali e godere delle compagnie non-giudicanti. Respirare senza pesi sul petto, esistere per qualcun altro esattamente per come si è realmente, rifuggire l’artificio a vantaggio di una rara, perduta spontaneità. Our Midnight dimostra un evidente valore concettuale nel plasmare forme inedite, perturbanti e animalesche che riflettono, sui muri della grigia Seoul, l’indole passionale e istintiva dei protagonisti, animali di un circo sociale ora padroni della propria pelle.

Da Chaplin a Tornatore, Lim Jung-eun omaggia il grande cinema

Nell’elogio, imponente quanto velato del grande cinema, da City Lights di Charlie ChaplinNuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore – frazionato e disseminato nei punti critici della pellicola -, Our Midnight si costituisce progressivamente come realtà onirica, alimentata dalle visioni ipnotiche e suggestive che il direttore della fotografia, Kim Jin-hyeong, plasma in un gioco di luci e ombre  volutamente gravido di significati. Esaltati dalla fotografia in bianco e nero, i contatti perduti dei due protagonisti si trasformano in mostri vessatori: se per Eun-yeong il demone è l’incapacità di reagire e resistere al suo aggressore, per Ji-hoon è il dubbio. 

Seoul inghiotte i suoi abitanti, e con maestosa austerità gli dimostra, compiaciuta, l’insignificanza dei loro sentimenti. La riattivazione del colore nella sequenza finale del film esplode con vigore, consolidando e constatando il riscatto di queste anime che, un tempo alla deriva, si ritrovano ora ancorate l’una all’altra: Ji-hoon trova valore nell’esistenza quotidiana e nella bellezza di una vita vissuta giorno dopo giorno, Eun-yeong guarisce lentamente dal suo trauma.