Marek Edelman… and There Was Love in the Ghetto: recensione del film di Jolanta Dylewska

La recensione di Marek Edelman... and There Was Love in the Ghetto, il film di Jolanta Dylewska presentato al Trieste Film Festival in Tour

La città è divisa in due parti. Molti sono rinchiusi in quella definita peggiore, dove un muro alto tre metri, orlato da filo spinato e vetro, dice: non attraversarmi, altrimenti sei morto. Però è anche vero che se si rimane lì, si muore comunque, di fame, lentamente. È successo nell’Europa dell’Est, in Polonia, nella grande città di Varsavia, negli anni Quaranta. Un uomo di fronte all’occhio cinematografico – in un’intervista rilasciata nel 2009. Una storia da raccontare. Lui è Marek Edelman, uno dei pochi sopravvissuti alla rivolta del ghetto di Varsavia, un attivista che ha combattuto per la libertà e la giustizia in Polonia, un medico. Lui è il narratore di Marek Edelman… and There Was Love in the Ghetto, il documentario di Jolanta Dylewska che ha partecipato al progetto Trieste Film Festival in Tour, creato da Trieste Film Festival e da Lo Scrittoio.

Marek Edelman… and There Was Love in the Ghetto: Edelman si concentra sull’amore

Marek Edelman.. and There was in love in the ghetto_Cinematographe.it

“Un amore nato dalla solitudine”

Più o meno questo è il centro del racconto di Marek Edelman che ricorda qualcosa di cui si parla raramente: gli amori nati nel ghetto. L’amore dove non cresce niente, l’amore dove la morte, la fame, l’oscurità regnano sovrane. Il documentario, con scene di fiction scritte dalla regista assieme a Agnieszka Holland e dirette da Andrzej Wajda, poco prima della sua morte, mostra sentimenti profondi, emozioni intense, corpi che si desiderano, labbra, mani, occhi che si bramano, scene che rappresentano ciò che Edelman racconta all’intervistatrice.

Marek è nato e cresciuto a Varsavia, conosce bene la sua città, anche la formazione e la liquidazione del ghetto ebraico. Il lavoro che svolge è terribile: trasportare i cadaveri. La paga è misera, la razione di cibo giornaliera anche. Ha diritto però ad un pass per uscire dal ghetto, è uno di quelli prescelti per rimanere in vita. Si parla giustamente, per ricordare, di tempi, di nomi, dei numeri delle persone che sono morte, degli orrori quotidiani, dei trafficanti, degli eroi che hanno salvato la vita dei bambini. Edelman invece si vuole concentrare sui sentimenti, mettendo tra parantesi l’orrore anche se solo per pochissimi istanti.

“Perché nessuno mi chiede se ci fosse anche amore nel ghetto? Perché a nessuno interessa?”

Questo dice spesso Marek e questo è il nucleo narrativo del documentario. Le storie parlano di amore e ognuna è diversa dalle altre: una sugli amanti adolescenti, una che coinvolge una madre e una figlia, mentre un’altra ruota attorno a una donna che finalmente riesce a dormire bene la notte riposando sul braccio del suo amato. Edelman è un narratore concreto, non sentimentale – pensiamo al seno della donna dai capelli rossi ramati che “troneggia” fieramente nei suoi ricordi – consegna questi amori come se stesse esponendo un caso medico.

Marek Edelman… and There Was Love in the Ghetto: Marek un uomo diretto e carismatico

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Marek si dimostra personaggio diretto, carismatico, a tratti addirittura irriverente; c’è tutto questo nel film di Dylewska. A volte l’uomo perde la pazienza quando le domande di Dylewska tentano di coglierlo in fallo, i due hanno già lavorato insieme – in precedenza ha realizzato un documentario, Chronicle of the Warsaw Ghetto Uprising According to Marek Edelman – e hanno un rapporto d’amicizia, d’affetto e questo li rende liberi di esprimersi come meglio credono, senza troppi problemi. Ci sono nel documentario i momenti difficili, i momenti dolorosi, ma trapelano senza suoni – tranne la colonna sonora – come se si raccontassero già da soli. Ci sono corpi senza vita ai margini della strada, bambini solo ossa, condizioni igieniche penose. La Grossaktion e l’eradicazione del ghetto vengono silenziati, sono troppo pesanti, faticosi da sopportare (le parole di Edelman, le immagini di repertorio), ciò che invece urla, esplode sono le storie della gente comune che sta vivendo l’amore per la prima volta.

“Una massa. Una massa informe di persone”

Ci sono nelle parole di Edelman gli ebrei che vanno dalla Umschlagplatz ai treni che li avrebbero portati nei campi di sterminio ma quando compaiono le immagini sono in silenzio, senza suono. Gli attori non parlano, sono come fantasmi, sia nei ricordi che nei luoghi dell’ex ghetto di Varsavia, dove è stato girato il film, vediamo i volti, la paura, gli occhi sbarrati di chi ha visto tanto, troppo.

Marek Edelman… and There Was Love in the Ghetto: una storia diversa

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Marek Edelman… and There Was Love in the Ghetto è una storia diversa che può spiazzare lo spettatore. “Mi chiedete qual è la cosa più importante della vita. Ma è la vita stessa. E quando c’è la vita, la cosa più importante è la libertà. (…) Noi pensavamo che finita la guerra sarebbe prevalso il bene, che dopo tutte queste persecuzioni, assassinii, terrore, avrebbe regnato l’amore”; in queste parole, scritte da Marek nel suo libro, c’è tutto il suo pensiero e c’è anche in parte il senso del documentario Marek Edelman… and There Was Love in the Ghetto, l’amore – che tocca anche lo stesso narratore -, forza che regna sopra ogni cosa, un abbraccio profondo nel gelo di un mondo diviso.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2