Amarcord di Federico Fellini in un cocktail: il drink retrò di Roberta Martino

Un cocktail retrò a base di Cognac, Amaro Formidabile, rum, ideato dalla barlady Roberta Martino e ispirato ad Amarcord di Federico Fellini.

Se dovessimo descrivere l’arte cinematografica all’italiana in poche parole, probabilmente non potremmo non citare lo stile rigoroso, fanta-reale e delirante di Federico Fellini, capace di farci rivivere nei sui film anche un po’ di se stesso e del suo passato. È così che al Palazzaccio di Roma, Roberta Martino ha ideato Amarcord, un cocktail ispirato all’omonimo film di Federico Fellini del 1973, per rievocare i drink del passato.

Amarcord: un drink che rievoca il passato

Servono alcuni ingredienti ricercati: 15 ml Hine Cognac VSOP, 15 ml Amaro Formidabile, 30 ml rum Pappagalli Remember Trinidad, 15 ml Dry Curacao Pierre Ferrand, 3 drop Amargo Chuncho.

Versare tutto in un mixing glass (l’apposito bicchiere per mischiare i cocktail) precedentemente raffreddato e miscelare con cura fino a quando il drink non sarà correttamente diluito. Una volta versato all’interno del bicchiere, cospargere con gli olii essenziali dell’arancio. Servire in bicchieri Napoleon, i tipici calici da Cognac, e guarnire con arancia.

Amarcord è la rievocazione in chiave nostalgica dei drink di vecchio stile e struttura alcolica, con i quali i Maestri facevano misurare l’ideatrice quando ha iniziato questo lavoro. Morbido ed elegante, ma di grande carattere, diventa così un cocktail universale che, come i protagonisti del film di Federico Fellini, va oltre la dimensione temporale per diventare (come scrisse Mario Del Vecchio) immortale.

Amarcord: personaggi, interpreti e trama

La storia è ambientata a Borgo (Rimini), tra il 1930 e il 1935, dove l’adolescente Titta (Bruno Zanin) trascorre le sue giornate subendo condizionamenti entro e fuori l’ambito domestico. Quindi, mentre tenta di affermare la propria personalità, rievoca alla sua memoria molteplici ricordi.

Suo padre Aurelio (Armando Brancia) è un piccolo impresario edile continuamente in disaccordo con la moglie Miranda (Pupella Maggio), mentre zio Pataca vegeta alle spalle dei parenti e zio Teo (Ciccio Ingrassia) è ricoverato in manicomio. Il nonno (Giuseppe Ianigro), nel frattempo, si gode egoisticamente una salute di ferro, non trascurando di prendersi delle libertà con la domestica. Inoltre, emergono alcuni personaggi interessanti: Gradisca (Magali Noël), la procace parrucchiera, Volpina (Josiane Tanzilli) una ragazza frivola e priva di freni inibitorii una tabaccaia (Maria Antonietta Beluzzi) da incutere timore, un avvocato (Luigi Rossi) dalla retorica facile e magniloquente e ancora, Giudizio il matto, Biscein il bugiardo, il motociclista esibizionista e tutta una serie di personaggi che, tra scuola, chiesa, feste fasciste, celebrazioni folcloristiche o avvenimenti eccezionali, rivelano caratteristiche assurde. Con il trascorrere delle stagioni, scandite dal cadere della neve o dai primi fiori primaverili.

Fellini, tra autobiografia e artisticità

Amarcord è un’autobiografia del regista riminese: il titolo stesso è un’affermazione e una conferma di ciò (a m’arcord “mi ricordo”) che Federico Fellini ricorda attraverso gli occhi del suo alter ego Titta. Un viaggio nel suo paese, nella sua giovinezza, tra gli amici e tutte le figure che gli giravano attorno.

L’elemento autobiografico nell’arte di Fellini è sempre preponderante, basti pensare a Intervista, Roma ed a I Vitelloni: quest’ultimo, può essere infatti considerato proprio il sequel di Amarcord: i ragazzi sono cresciuti, i problemi sono altri, ma possiamo sempre riconoscere nel protagonista, quel giovane che alla fine del film abbandona il paese natale per andare a vivere in una grande città, come fece Fellini, che si trasferisce da Rimini a Roma.

Il ritorno di Fellini in Romagna, sulle note di Nino Rota, si apre nella coralità di un’opera degna del miglior Fellini, non a caso premiato con l’Oscar.

Inoltre, grazie alla collaborazione dello scrittore Tonino Guerra, lo spettatore si trova di fronte a una ricchezza tale di volti e luoghi, divertimenti e finezze, malinconie e suggestioni, tra umori e sensazioni, si riesce ad apprezzare il film a tutto il mondo.

I protagonisti di Amarcord, e le figure che fanno da sfondo al film, non solo sono caricature di altrettante persone colte in un particolare momento storico; anzi, sono tipi universali, che vanno oltre la dimensione temporale per diventare immortali nel tempo.