The First Shot: recensione

The First Shot di Federico Francioni e Yan Cheng è un documentario che fa riflettere sul dolore e sulla capacità di metabolizzarlo.

Tre esistenze distanti e differenti colte nella stessa tensione: la ricerca della propria identità in un presente di continua trasformazione. Ognuno di loro nato dopo il 1989, la fine di tutte le rivoluzioni. Alle loro spalle una storia contraddittoria, di sofferenze e continue trasformazioni, dalla caduta dell’Impero all’era moderna, che ha inizio col primo sparo rivoluzionario, il 10 ottobre 1911. The First Shot di Federico Francioni e Yan Cheng è un documentario che fa riflettere sul dolore e sulla capacità diversa di ogni individuo di metabolizzarlo ed, eventualmente, vincerlo.

The First Shot è un documentario che percorre tre diversi binari della sofferenza di tre giovani cinesi e della loro ricerca individuale della propria identità.

I tre protagonisti chiamati a narrare la ricerca della propria identità in un contesto in continua trasformazione hanno origini diverse e vivono realtà quotidiane agli antipodi, con dei punti di contatto evidenti, soprattutto emotivi.

Haitao, è una giovane che vive a Black Bridge Village, nell’estrema periferia di Pechino, che si è trovata a mescolarsi con lavoratori migranti e giovani artisti. Nel suo presente decide di lottare contro la censura e di provare a colmare il suo vuoto interiore, cercando di mantenere in qualche modo quel filo sottile che in modo virtuale, almeno, lo collega al resto del mondo attraverso Internet.
Yixing, invece, vive una condizione quasi di cattività, potendo osservare il mondo circostante solo attraverso le strette fessure presenti tra le sbarre delle finestre di un appartamento del 30 ° piano, da lì gli sembra di vedere la città in un perenne cambiamento, dal quale si sente escluso perché parte di una civiltà priva di identità storica.
Yiyi, infine, ha deciso di vivere lontano dal suo paese d’origine ed eppure, contemporaneamente, sente un senso di appartenenza nei confronti di Londra, una città molto grande, con fondamenta storico-identitarie e politico-culturali solide, una metropoli globale. La consapevolezza di questo sentimento e di questa trovata ideologica matura in seguito al ritorno nel suo villaggio di nascita, un posto ignoto e disperso della Cina centrale dove i suoi nonni vivono ancora e a cui sente di non poter appartenere più.

Negli animi e nella testa dei protagonisti il disagio derivante da una storia piena di contraddizioni è ricaduto sul loro quotidiano sociale, sulla mancata possibilità di essere ideologicamente liberi. The First Shot ci mostra i frammenti di una realtà molto lontana dal nostro occidente, non riuscendo purtroppo a farci addentrare nelle problematiche profonde di questi protagonisti, perché mancante di un coinvolgimento più espressamente tangibile. La qualità di non aver lasciato nulla al caso, pone in evidenza una volontà registica e narrativa apprezzabile, ma non aderente alle necessità e agli sguardi di coloro che potrebbero vedere questo film per sapere di più di questa storia che vive questa fetta di mondo.

The First Shot è un documentario di alto valore sia nella forma che nel contenuto che trasuda chiaramente la tensione della propria realizzazione. La presenza dietro la messa in video di due giovani registi – un italiano e un cinese – non incide sulla disomogeneità del racconto che, anzi, nonostante la ponderosità dell’argomento, risulta ben compatto, ma non scorrevole.

Presentato nella sezione Concorso Italiano del festival del documentario Visioni Fuori Raccordo, The First Shot di Federico Francioni e Yan Cheng presenta qualità tecniche e fotografiche di buon livello, penalizzate a livello narrativo dalla scelta di ridurre ai minimi termini le possibilità dialogiche e, quindi, lasciando che il racconto sia recepito nella forma visuale più pura, non contaminata da parole che vadano al di là della sintetica testimonianza.

Regia - 2
Fotografia - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.5