Daniel Craig ha rischiato di perdere uno dei suoi ruoli più iconici: “Molte persone ci hanno detto di no”

Daniel Craig ha rischiato di non essere mai Benoit Blanc.

Rian Johnson l’ha raccontata con la tranquillità di chi ormai può permettersi di sorriderci sopra, ma all’epoca non dev’essere stata una passeggiata: Daniel Craig, oggi volto indiscutibile del detective Benoit Blanc, ha rischiato di non essere mai Benoit Blanc.

Quando Johnson stava cercando di mettere in piedi il primo Cena con delitto, l’attore era bloccato nel ciclone Bond. Risposta ufficiale: “non disponibile”. E così, il regista ha iniziato a bussare ad altre porte, ricevendo una discreta collezione di rifiuti. I nomi, per carità, Johnson non li fa. Ma l’idea di chi potesse sostituire Craig nel ruolo del detective del sud resta un esercizio di fantasia interessante.

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La situazione si è sbloccata solo grazie a un ritardo nei lavori del nuovo 007. Si è aperta una finestra, Craig è diventato improvvisamente libero, Johnson ci si è fiondato come un falco. “Grazie a Dio Daniel ce l’ha fatta”, dice ancora oggi il regista. Anche perché, da lì in poi, è partita una corsa contro il tempo: 6 settimane per iniziare le riprese.

Il primo Knives Out, uscito nel 2019, è stato un trionfo: cast stellare, 240 milioni di sterline incassati su un budget di appena 30. Un successo talmente immediato da convincere Netflix a sganciare 345 milioni di sterline per due sequel. Johnson, dal canto suo, ha sempre detto che continuerà a fare film di Benoit Blanc solo finché lui e Craig si divertiranno. Una specie di patto cavalleresco, molto poco hollywoodiano nella sua semplicità.

Il terzo capitolo, Wake Up Dead Man, ha debuttato al TIFF con recensioni entusiaste e un’impostazione molto diversa dai precedenti: meno Agatha Christie, più Edgar Allan Poe. Chiese antiche, atmosfere gotiche, segreti sepolti. Craig torna nei panni di Blanc circondato da un nuovo cast guidato da Josh O’Connor, Josh Brolin e Glenn Close.

Johnson lo definisce “il viaggio più personale finora” per il suo detective, costretto questa volta a fare i conti non soltanto con il caso, ma con sé stesso. Un’indagine più cupa, più interiore, ma sempre attraversata da quella vena divertita che ha fatto la fortuna della saga. Una virata coraggiosa, che suona quasi come un ritorno a un certo mistero classico, quello che non ha bisogno di effetti speciali ma di atmosfere, dettagli e volti in penombra.

Viene da dire che, se davvero Craig non avesse avuto quella famosa finestra libera, oggi ci mancherebbe un pezzo importante del giallo contemporaneo. A volte, nel cinema come nella vita, basta un ritardo per far andare le cose nella direzione giusta.