The Running Man, Edgar Wright promette un’esperienza unica: “Ha qualcosa del primo Die Hard”

Edgar Wright sta presentando il suo nuovo film, The Running Man, e promette qualcosa di diverso da qualsiasi cosa abbia fatto finora

Ogni volta che Edgar Wright torna dietro la macchina da presa, l’attesa è altissima. Il regista britannico, autore di cult come Baby Driver, Hot Fuzz, Scott Pilgrim vs. the World e Last Night in Soho, sta presentando il suo nuovo film, The Running Man — un adattamento del romanzo di Stephen King — e promette qualcosa di davvero diverso da qualsiasi cosa abbia fatto finora. Protagonista del film è Glen Powell, uno degli attori più richiesti del momento, mentre Wright si è lasciato andare a riflessioni affascinanti sul tono e sulle scelte creative che stanno guidando questo progetto.

Durante un’intervista concessa allo stesso King, Wright ha spiegato perché il suo The Running Man — o L’implacabile, come viene chiamato in italiano — non specificherà in quale anno è ambientato: “Nei film distopici raramente si riesce a collocarli abbastanza lontano nel futuro. Vorrei che vivessimo nel 2001 di Kubrick, ma non ci siamo ancora arrivati. O pensa a Fuga da New York, ambientato nel 1997 — data che abbiamo superato da tempo. Quindi, o lo spingi molto avanti o non lo dici affatto.”

Il regista ha anche parlato del modo in cui il montaggio costruisce le narrazioni moderne — non solo nel cinema, ma anche nei reality show e nei media, dove esiste persino il concetto di “montaggio del cattivo”: “Da American Idol a The Real Housewives, c’è sempre qualcuno trasformato nel ‘cattivo’ grazie al montaggio. È un modo per creare un conflitto artificiale. Ed è qualcosa che volevo esplorare anche nel film, come si costruisce un eroe o un nemico attraverso il racconto.”

Infine, Wright ha paragonato il tono del film a quello di un grande classico come Die Hard: “C’è qualcosa del primo Die Hard in The Running Man. McClane è un poliziotto, ma passa il film a sopravvivere, non a dominare. Quello che lo rende emozionante è la sua vulnerabilità. E nelle storie d’azione migliori, deve esserci la sensazione che l’eroe possa davvero morire.” Il risultato, promette il regista, sarà un film viscerale, teso e sorprendentemente umano, che porterà sullo schermo non solo la violenza spettacolare del romanzo di King, ma anche la sua feroce critica alla manipolazione dei media e alla spettacolarizzazione della sofferenza.

The Running Man è nelle sale italiane da oggi, giovedì 13 novembre.

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